Il pensiero di Giancarlo Turi, segretario provinciale della Uil
Il cavallo di battaglia che ha fortemente contribuito alla vittoria del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni politiche, insieme a “Quota 100”, è indubbiamente il Reddito di Cittadinanza. Nato dalla vocazione populista dei pentastellati, si rivolge agli italiani in difficoltà economiche. Insomma, alle migliaia e migliaia di italiani che vagano disperati nell’Ade, ma che aspettano di essere traghettati da Caronte nella riva opposta dell’Acheronte, speranzosi di trovare sollievo alla propria condizione di povertà.
LE DOMANDE PERVENUTE AL 6 APRILE
Quindi, nonostante i forti contrasti dei partiti dell’opposizione (i quali sostengono l’impossibilità di reperire la necessaria copertura economica), il reddito di cittadinanza si è concretizzato lo scorso 17 gennaio con un decreto ad hoc promosso dal Consiglio dei Ministri, poi divenuto legge in Parlamento. Il tutto per un’operazione complessiva presumibilmente pari a 4.68 mld di euro. Ad ogni buon conto, allo scadere dello scorso 6 aprile, sono 806.878 gli italiani che hanno avanzato richiesta per percepire il reddito di cittadinanza. Per l’esattezza 433.270 donne (ovvero il 54%) e 373.608 uomini (ovvero il 46%).
AL SUD, COME PREVISTO, PIU’ RICHIESTE
Quando il reddito di cittadinanza era ancora solo una bozza nelle mani dell’attuale ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, molti esperti ed economisti avevano previsto che il sussidio sarebbe stato apprezzato e richiesto soprattutto nelle regioni del sud-Italia. Ma, ovviamente permettetecelo di dirlo, si tratta della scoperta dell’acqua calda, perché, in generale, è ben noto a tutti che la povertà statisticamente colpisce maggiormente mezzogiorno. Ed è ancora più acclarato che, in particolare la Puglia, è tra le aree più in crisi. Infatti secondo gli ultimi dati Istat, nella regione pugliese si è passati da un tasso di disoccupazione del 14,5% del 2016 al 21,6% del 2017. Dati questi, però, tutto sommato in linea con l’andamento generale di tutto il sud-Italia, dove si è passati dal 19,7% del 2016 al 24,7% del 2017.
TARANTO QUARTA IN PUGLIA PER NUMERO DI DOMANDE
Ma a dispetto di ciò che si che dice l’Istat non è la Puglia la maggiore richiedente reddito di cittadinanza, bensì la campagna (con 137.206 domande) e a seguire la Sicilia (con 128.809 domande). Queste regioni, entrambe geograficamente collocata nel sud-Italia, insieme costituiscono il 32% della totalità delle domande. A seguire, al terzo posto, si fa un salto nel centro della penisola, nel Lazio (con 73.861 domande) e poi la Puglia, che è la quarta regione italiana per numero di domande avanzate (ovvero 71.535, di cui 38214 donne 33.321 uomini). Volendo scendere ancora di più nel particolare, la provincia pugliese che ha primeggiato per numero di istanze fatte è Bari con 20.351 domande), a seguire c’è il Lecce (con 12.879 richieste), dopo troviamo Foggia (con 11.800 domande), quindi Taranto (con 11763 domande), poi la BT con (con 7.523 richieste), e infine Brindisi (con 7.219 domande).
Ma che significato hanno questi numeri in Puglia e in particolare a Taranto? Per capirci qualcosa “Oltreilfatto” lo ha chiesto direttamente a chi ha seguito più da vicino le operazioni, al segretario generale della UIL di Taranto, Giancarlo Turi… “Direi che da una prima valutazione dei dati, emerge una mappa chiara che certifica la povertà del paese. E’ una fotografia impietosa e il sud è in grave difficoltà. Detto questo, vanno bene queste misure di sostegno e più ai più bisognosi da parte del governo, ma a patto che si tratti di strategie a breve durata, altrimenti si rischia di cronicizzarle. Invece nel DEF andrebbero scritte le misure che potrebbero portare sviluppo e lavoro nel mezzogiorno del paese”.
Ma in particolare a Taranto a cosa stiamo assistendo? “A Taranto possiamo osservare che tessuto economico è in forte flessione e ha reggerlo sono soprattutto le misure di sostegno al reddito classico (quali cassa d’integrazione, l’indennità di mobilità e l’indennità di disoccupazione). La sofferenza quindi è tanta e oggi si rileva e trova conferma anche nelle richieste del reddito di cittadinanza. Perché il tasso disoccupazione pari al 16,9%, ovvero quasi 6 punti in più di quella che la media nazionale. E se il quadro generale di quello che stava accadendo non era chiaro a sufficienza, adesso sono arrivate le dovute conferme”.
D’accordo, ma non perdiamoci d’animo. Non tutto può essere perduto, perché Taranto è comunque una città meravigliosa e piena di risorse. Quali, quindi, i rimedi per il futuro di questa città… “Servono investimenti, sia pubblici che privati, su nuove infrastrutture, ad iniziare da quelle inerenti la mobilità, quindi ferrovie in primis, affinché i traffici avvengono anche in modo ambientalmente sostenibile. E poi bisognerebbe rimettere in piedi un buon sistema formativo, ovvero l’università, la formazione, ecc. Ma adesso bisogna sbrigarsi, perché il tempo a disposizione per invertire questa tendenza è poco”.
Probabilmente è vero, il tempo è poco. Ma Taranto è una città con tantissime potenzialità e risorse e nonostante le sconfitte e le ferite subite ha ancora tanto da poter dare i suoi cittadini. Sperando quindi che lo stesso reddito di cittadinanza (giusto o sbagliato che sia dal punto di vista politico), non sia un traguardo personale, ma si trova si trasformi in un’opportunità per qualcosa di più grande…
Noi ci crediamo alla rinascita di Taranto, perché abbiamo fiducia in questa terra e il fatto stesso di poterlo affermare qui oggi oggi nella dimostrazione…
Cosimo Lucaselli