Il dolore della figlia Lucia in un suo post su Facebook
La protesta del SAPPE.
“l’Agente di Polizia Penitenziaria Carmelo Magli era in servizio alla Casa circondariale di Taranto. Smontato dal turno 16/24 il 18 novembre 1994 perché la figlia in tenera età aveva la febbre, a bordo della propria autovettura aveva imboccato la strada provinciale San Giorgio Jonico che lo porta a casa. Percorse meno di un chilometro quando due sconosciuti a bordo di una moto di grossa cilindrata cominciano a sparare contro il veicolo che finisce fuori strada. Il corpo crivellato di colpi venne ritrovato sulla strada, l’indomani mattina, da una pattuglia della polizia stradale. ” E’ la ricostruzione di un efferato omicidio riportato in una nota del sindacato SAPPE che protesta per la scarcerazione dell’ergastolano Francesco Barivelo.
Da alcune settimane, infatti, è in libertà a Taranto uno degli esecutori materiali dell’efferato omicidio avvenuto il 18 novembre 1994.
Dichiara Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Ci indigna sapere che Francesco Barivelo, ergastolano già detenuto a Sulmona che partecipò all’omicidio di Carmelo Magli nel 1994 a Taranto, è oggi in libertà. Altro che certezza della pena! Lo Stato abdica al suo primario compito di assicurare la giusta pena a chi uccide.”
La figlia di Magli, Lucia, all’epoca aveva solo un anno. Ha affidato a Facebook il suo dignitoso sfogo. Una vita segnata in maniera drammatica per una donna che non ha potuto conoscere il padre.
“Ho 27 anni e da tutta la mia vita vivo senza sapere cosa significa avere un padre, non ce l’ho e non l’ho mai avuto, perché 26 anni fa lo hanno ucciso, me lo hanno portato via. Sono stati dei criminali, gente senza scrupoli che ha deciso di rovinare la vita di una famiglia per sempre. Ora, dopo così tanto tempo, mi ritrovo questa notizia….“Scarcerato” “A piede libero” “Ritorna a casa”. Con tutta la fatica del mondo, con il cuore che mi si contorce e le lacrime che scendono giù, mi chiedo solo perché? Che significa questo? Come è possibile?
Non voglio dare la colpa a nessuno, non voglio attaccare le istituzioni, non voglio pensare che viviamo in un paese ingiusto, voglio solo capire cosa sta succedendo !!
Sono sempre stata dalla parte dei diritti umani, del pensare che anche chi ha sbagliato è degno di vivere la vita che si merita, ma così è troppo. Che diritto ha questa persona di vivere in libertà quando mi ha privato di mio padre, ha tolto a me, mia madre e mia sorella la possibilità di essere felici. Perché vi assicuro, certe cicatrici rimangono a vita e in ogni giorno, in ogni momento felice e in ogni contesto la mancanza si sente e nessuno mai potrà ricoprire questo dolore. Questo però non conta di fronte alla libertà di questo individuo, che sembra avere molti più diritti di tanta gente perbene.
Io e la mia famiglia vogliamo delle spiegazioni perché questo ci sembra davvero troppo e, anche se mio padre non me lo ridarà più nessuno, meritiamo che la giustizia riconosca il giusto posto dei colpevoli.“