Fu buttata l’acqua (sporca) con tutto il bambino.
Il 17 febbraio del 1992 con l’arresto di Mario Chiesa ebbe inizio l’inchiesta “Mani pulite“, altrimenti nota con il termine “Tangentopoli” (pare coniato dal caporedattore di Repubblica Piero Colaprico, che lo aveva utilizzato per una precedente vicenda di mazzette).
Un vero tsuynami che ha di fatto raso al suolo i partiti ( con qualche esclusione) della Prima Repubblica.
25.400 gli avvisi di garanzia, oltre 4.500 arresti e 1300 condanne, più di 1.000 i politici coinvolti nell’inchiesta.
Ma ci furono anche 41 suicidi, alcuni nomi eccellenti ma anche funzionari, dipendenti pubblici, meno noti coinvolti nell’inchiesta.
A condurre le indagini un pool di magistrati: Antonio Di Pietro, che successivamente ha abbandonato la toga per darsi alla politica, Gherardo Colombo, Pier Camillo Davigo, e Ilda Boccassini.
Molte le perplessità su come quell’inchiesta fu condotta ma soprattutto sul reale cambiamento del sistema. Per dirla con un detto popolare si ha l’impressione che si sia gettato via con l’acqua ( molto sporca!) anche il bambino.
In presenza di rami secchi si finì con il tagliare le radici, abbattendo i patititi, e il reimpianto, storia alla mano, ovvero la nascita della Seconda Repubblica non ha dato i frutti sperati.
Sono cambiate le modalità ma la corruzione non è stata debellata, è quasi fisiologica; cambiati gli attori ma non il copione.
C’è anche la tesi che vuole le origini dell’inchiesta correlate al mutamento degli equilibri internazionali dopo la caduta del muro di Berlino del 1989 e la fine della guerra fredda. Ipotesi che potrebbe avere fondamento ma su cui non ci avventuriamo.
f.r.