Chi ha problemi ad essere trasportato e necessita di mezzi speciali deve provvedere a sua cura e costi
Parlare di sanità pubblica è come sparare sulla Croce Rossa (che alla fine non c’entra nulla).
Potremmo parlare dei pronto soccorsi accorpati e intasati, di ospedali chiusi, di liste d’attesa infinite, di medicina territoriale mai sviluppata. Tutte cose ormai arci note.
Forse non tutti sanno cosa accade ad un invalido 100% grave che deve ricorrere alle cure ospedaliere. Potremmo parlare di servizio di “sola andata“.
Una persona disabile con gravi difficoltà motorie che chiami il 118 viene condotto in ospedale dove può essere stabilizzato in poche ore e dimesso o ricoverato.
La sorpresa nasce al momento delle dimissioni, quando cioè sei invitato cortesemente a lasciare la struttura e a provvedere a tua cura e spese al rientro. Se poi questo avviene in orari impossibili tipo le 21/22 la faccenda si fa seria perché non è semplice trovare qualcuno disponibile.
Il servizio devi pagarlo. Può accadere anche che si ripetano più ricoveri in un breve lasso di tempo. Ogni volta tocca organizzarsi e pagare.
Che dire? nulla che si possa scrivere. Ciò che accade nelle strutture sanitarie pubbliche non dipende dalla utenza esasperata né dagli operatori sanitari, ma di chi la responsabilità politica della organizzazione e dell’utilizzo delle risorse.