Si è ormai creato un distacco totale tra i cittadini e chi dovrebbe rappresentarli.
Difficilmente in questa fase Mattarella scioglierà le Camere
No, non c’è un errore di battura nel titolo; ciò che si sta manifestando nel nostro Paese è proprio un VUOTO di fiducia. E non ci riferiamo però al “voto di fiducia” che le forze politiche assicurano o meno al Governo.
Il vuoto è nel rapporto tra cittadini ed establishment politico. Si è ormai creato un distacco totale tra i cittadini e chi dovrebbe rappresentarli.
Il teatrino a cui stiamo assistendo in questi giorni ne è la riprova; tutti proiettati a posizionarsi in prossimità della scadenza della legislatura, al di là dell’interesse per i reali problemi del Paese.
L’unica forza politica che oggi ha interesse ad elezioni anticipate è senza dubbio Fratelli d’Italia che cresce nei consensi, grazie anche al suo posizionamento all’opposizione.
La Lega è in difficoltà per tutta una serie di errori commessi dal suo “capitano”; è in diretta competizione con FdI, con, in più, qualche fibrillazione interna.
Berlusconi sembra aver ripreso vigore. Ma ha bisogno di tempo per recuperare qualche punto percentuale e, soprattutto, difficilmente potrà accettare di essere subalterno alla Meloni quanto a Salvini. E per questo lavora per evitare la fine anticipata della legislatura.
L’unità, la coesione, la compattezza, sbandierate quotidianamente dai leader del centro destra è pura finzione ai fini mediatici.
Ma se se Atene piange, Sparta non ride. Il “Campo Largo” di Letta si è ristretto, anzi dissolto. Basti pensare che tra le diverse motivazioni che hanno indotto il M5S a non votare il provvedimento sugli aiuti agli Italiani, per il quale è stata posta la questione di fiducia (paradossalmente richiesta in Parlamento dal ministro pentastellato Federico D’Incà) vi è il No all’inceneritore voluto dal sindaco PD di Roma Roberto Gualtieri.
Ma, a parte questo, Soprattutto dopo la scissione di Di Maio, sono cambiate le condizioni, e i rapporti di forza.
In ogni caso, difficilmente si andrà a elezioni anticipate ( anche se: mai dire mai) per ben altre e più cogenti ragioni.
C’è una situazione internazionale ed interna tra le più complesse (usando un eufemismo) dalla nascita della Repubblica. Guerra, costi energetici, inflazione, e aggiungiamoci pure il ritorno prepotente del Covid. Ma non basta. A volte dimentichiamo che quando l’Unione Europea concede qualcosa, e si dice che con il NextGenerationEU abbia concesso un bel po’ di risorse al nostro Paese, chiede sempre qualcosa, ovvero garanzie.
Le garanzie in questo caso sono le riforme.
Per questo ci sono due condizioni fondamentali: 1)Un Governo stabile con un presidente del Consiglio autorevole e riconosciuto a livello internazionale (diciamola tutta: gradito alla UE). 2)Un’azione di governo netta, priva di condizionamenti che consenta l’attuazione degli obiettivi prefissati ( e richiesti dalla UE).
Detto questo si faccia avanti chi ha idee o proposte alternative all’attuale governo Draghi.
Mercoledì ci sarà la risposta a tutti i dubbi con tre possibili scenari:
1)Il M5S rinnova la fiducia a Draghi. Ieri tecnicamente i pentastellati si sono astenuti dal voto che, peraltro, era su uno specifico provvedimento. Dunque nessuna meraviglia se tornassero sui proprio passi.
2)Il M5S esce dal governo. I numeri ci sono ma cambia tutto l’assetto politico. Si avrebbe un governo a trazione centro destra con evidenti problematiche. Per il PD sicuramente, ma anche per la Lega che si accollerebbe tutte le responsabilità dei provvedimenti adottati fino a fine legislatura con un’opposizione sicuramente dura da parte del M5S ma anche di FdI.
3)Non ci sono le condizioni per proseguire, Draghi conferma le dimissioni e si sciolgono le Camere.
Si accettano scommesse. Molto probabilmente si arriverà alla soluzione 1) con Draghi che porrà condizioni precise per proseguire e Mattarella che richiamerà i vari leader alla “responsabilità” termine abusato ultimamente.
Francesco Ruggieri