Una notte lunga e ricca di sorprese, quella elettorale: il vantaggio iniziale del Tycoon lasciava presagire una probabile vittoria, eppure non c’è nulla di più incerto del voto americano. Esso, proprio perché politicamente differente da noi, poteva rivelare un vero e proprio ribaltone. Questo confermato anche dalla procedura dello spoglio, terminata nella tarda mattinata di ieri con la vittoria di Donald Trump, anche se il repubblicano l’aveva già pre annunciata non appena la soglia del voto ha superato 260.
Fin dal 2022, con l’invasione della Russia in Ucraina e il bombardamento di Kiev, che ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta in una situazione calda e arroventata dal 2014 tra i due stati, gli analisti, i politici e i giornalisti si sono chiesti cosa sarebbe cambiato con una vittoria repubblicana. La linea trumpiana è tipicamente protezionista e isolazionista, in linea nettamente opposta rispetto all’interventismo democratico. “Risolverò la guerra in 24 ore” – diceva Trump. Frase acchiappa consenso, che però ha in breve tempo attirato l’attenzione degli analisti,per comprendere le sue mosse. Possiamo oggi affermare, dati alla mano, che la sua strategia isolazionista consiste in una mossa precedentemente annunciata dal prof. Orsini, sociologo della Luiss: togliere subito gli aiuti militari all’Ucraina, di modo che sia costretta a sedersi ad un tavolo e negoziare con Putin.
L’alternativa? Secondo i dem il proseguimento del conflitto a oltranza, “finché gli Ucraini lo vorranno e lo riterranno necessario” – affermava Kamala Harris. Lo scenario sarebbe ricco di sorprese, considerando che da molti decenni i rapporti tra Occidente e Russia sono stati di disgelo, subito dopo la guerra fredda. Dopo l’attentato dell’11 settembre la lotta al terrorismo era una priorità comune, al punto di unificare Stati Uniti e Russia in questo stesso obiettivo: eliminare la deriva islamista. Tuttavia l’inizio del conflitto in Ucraina, con l’escalation del 24 febbraio 2022, ha segnato una rottura profonda tra le due potenze.L’amministrazione Trump aveva portato ad un clima di maggiore fiducia tra i due schieramenti, ma il cambio di rotta con la presidenza di Biden ha ribaltato le carte in tavola.
Mentre Trump è stato accusato di essere troppo indulgente con Putin, Biden era fermamente convinto nell strategia del muro: fornire ampio supporto militare a Kiev ed evitare negoziazioni e dialogo. Proprio nelle settimane precedenti all’operazione lanciata da Putin su Kiev, cioè prima del 24 febbraio 2022, la Russia aveva intenzione di condurre dei dialoghi con la potenza occidentale, proprio nell’ipotesi di un’escalation imminente. Lo stesso Putin è oggi disposto ancora al dialogo, ed è alquanto probabile che con la presidenza di Trump si possa giungere a negoziati più sicuri. Dopo la vittoria del Tycoon il cancelliere Scholz ha suggerito:”Oltre al chiaro sostegno all’Ucraina, è giunto il momento di fare tutto il possibile per esplorare come arrivare a una situazione in cui questa guerra non si protragga all’infinito” – mostrando la volontà di negoziare e di cambiare rotta rispetto alla strategia che utilizzata sino ad ora.
Dall’altro versante, quello russo, il ministro Lavrov ha affermato prima delle elezioni americane che “non ci sarà alcuna differenza tra Trump e Harris, perché l’occidente sta assumendo una condotta anti-russa pericolosa”. Sul fronte ucraino, Zelensky ha richiesto un ingresso nella Nato, affinché si possa utilizzare l’articolo 5 del trattato Nato. Le due visioni, democratica e repubblicana, opposte sul piano geopolitico, hanno quindi evidenziato due differenti modi di agire nel conflitto russo-ucraino ed in quello israelo-palestinese.