Il caso Sangiuliano – Boccia, oltre che rappresentare un magnifico teatrino giornalistico, attirare la curiosità degli elettori e scuotere le opposizioni, rivela una prassi ben accentuata nella politica italiana. Una patologia ormai radicata e pressoché incurabile, sempre più presente dalla fine della prima repubblica: l’attaccamento alla poltrona. Non vi è rimedio, se non nell’abbattimento di un’intera classe politica, che nella realtà concreta dei fatti cela un gran vuoto. Piena di scandali, inchieste, indagini, disattenzioni. Vuota di idee, discendente da un’altra epoca, quella giornalisticamente definita prima repubblica, dove – eccetto per il terremoto di Tangentopoli – l’attaccamento era presente, si, ma agli ideali, alla concezione di politica come missione per i cittadini. Solo per citare due casi a noi vicini, nell’attuale squadra di governo la poltrona resiste ben ancorata per la ministra del Turismo Daniela Santanché e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
La prima ricolma di indagini, il secondo di gaffe. Facciamo un piccolo salto nel tempo: la ministra Santanché era indagata per truffa ai danni dell’INPS, coinvolta in accertamenti bancari sulla compravendità di una villa in Toscana, indagata per concorso in bancarotta per la gestione di alcune aziende. La Procura di Milano ha avanzato un’istanza di liquidazione giudiziale per il fallimento di Visibilia editore, una casa editrice da lei gestita, per la quale i soci avrebbero denunciato gravi irregolarità di gestione. Non solo, la ministra avrebbe accumulato debiti con l’Agenzia delle Entrate per 984.000 euro, e secondo le indagini avrebbe usufruito irregolarmente dei fondi pubblici per la gestione Covid, utilizzando in maniera illecita e senza averne diritto circa 126.000 euro. Da qui, poiché una sola indagine (ormai prassi nei curriculum politici) non bastava, l’opposizione ha atteso che si accumulassero tutte insieme prima di avanzare una mozione di sfiducia il 26 luglio del 2023, che però non è passata.
Nonostante ciò, pur essendo garantisti in formula piena, ne va dell’immagine dell’esecutivo e della sua squadra, che dovrebbe tener fede ai polveroni che in passato sollevava su numerosi scandali che avevano afflitto il panorama politico, rimanendo coerente a quelle proteste nei confronti di forze politiche che oggi siedono all’opposizione, e che ai tempi erano in maggioranza. Il ministro Sangiuliano non è formalmente indagato dalla Procura, ma ha costruito un vero e proprio labirinto intricato. Non solo ha lasciato intendere la possibilità che l’influencer Boccia abbia potuto avere accesso a documenti riservati, ma ha aperto un vero e proprio interrogativo su delle somme di denaro, che risulta difficile comprendere se e come siano state spese. Mentre Boccia afferma insistentemente di non aver speso un solo euro, poiché tutti i viaggi e le occasioni di incontro con il ministro Sangiuliano sarebbero state spesate interamente dal ministero, Sangiuliano afferma di non aver speso un centesimo per Boccia.
Chi ha pagato allora per questi incarichi? Di incarichi si tratterebbe, peraltro, anche secondo le descrizioni prospettate dalla stessa influencer, che in un post social ha pubblicamente ringraziato il ministro per averle affidato un incarico istituzionale. Insomma, vuole chiarire il ministro Sangiuliano questi interrogativi? Di questo passo, rimanendo incollati alla poltrona, rischierebbero di staccarsi dolorosamente da questi ruoli, una volta che i cittadini avranno compreso alle urne queste dinamiche.