Non c’è nulla di nobile nel chiedere il terzo mandato. La soluzione c’è ma non piace.
L’acceso dibattito sul terzo mandato per i governatori ( in realtà presidenti di giunta regionale) vorrebbero farlo passare come un nobile esercizio di democrazia. Il ragionamento è: sono i cittadini/elettori che devono decidere chi debba rappresentarli. Quindi se Zaia, De Luca o Emiliano sono graditi dal Popolo vanno riconfermati.
Potremmo in linea di massima concordare. Ma la realtà è altra. Nulla di così nobile. In gioco ci sono equilibri tra forze politiche e all’interno delle stesse. C’è il professionismo politico. In tutti gli schieramenti. Uno dei (tanti) motivi di scontro tra Grillo e Conte è proprio il limite dei due mandati per i parlamentari. Limite che finora ha riguardato solo i 5Stelle, atteso che, invece, proprio per i parlamentari, ovvero coloro i quali dovrebbero legiferare per consentire il terzo mendato ai vari Zaia, De Luca ed Emiliano, non hanno alcun limite, tant’è che ci sono parlamentari seduti a Montecitorio o a Palazzo Madama da decenni!
Nel caso del Veneto, ad esempio, c’è in piedi un confronto tra Fratelli d’Italia che vorrebbe per sé la presidenza e la Lega che, valutando il buon lavoro svolto da Zaia ne sostiene la riconferma. Diversa la situazione in Campania dove De Luca è ormai apertamente e continuamente in dissenso con la segreteria del suo partito, il PD. In Puglia Emiliano dice di voler passare la mano ( a Decaro ) , ma c’è da scommettere che pensi di ricandidarsi.
Nulla a che vedere con il rispetto dell’elettorato. Se così fosse la soluzione sarebbe semplice. Semplice ma non gradita da chi, vedi ad esempio anche la legge elettorale che tutti dicono di voler cambiare ma non cambiano, ha tutto l’interesse a mantenere nelle mani di pochi ( i soliti noti) il potere di stabilire candidature e carriere politiche. Basterebbe istituzionalizzare le primarie per la scelta dei candidati. Primarie serie però! In questo modo sarebbero davvero gli elettori a decidere. Ma, anche questa volta, si arriverà ad un compromesso all’italiana. La partita si gioca soprattutto nell’ambito delle forze di governo. Una rottura potrebbe anche voler dire ritorno alle urne. Molto rischioso per la Lega soprattutto. Troveranno la cosiddetta quadra, con buona pace della democrazia.
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