Non si attendeva altro. Il piatto della polemica è servito: destra e sinistra hanno aperto le danze sul tema dell’ideologia woke e cavalcato la corsa mediatica sulle Olimpiadi. L’ideologia vince sullo sport
Indipendentemente dalla competizione sportiva, e con una schiera di frecce scoccate direttamente dalla stampa della maggioranza nei confronti delle Olimpiadi di Parigi, sono emerse analisi dettagliate su ciò che i giochi hanno rappresentato. Il viaggio comincia dalla cerimonia di apertura, descritta da giornali cristiani e conservatori come aberrante, sino a essere criticata punto per punto anche dalla stampa di destra più moderata, e osannata dalla sinistra. Non si aspettava altro.
Da destra per poter criticare la cultura woke, dagli intellettuali di stampo orsiniano (putiniani, come si usa dire da certi ambienti) per analizzare i contro dell’occidente (che sotto certi aspetti mostra delle tesi veritiere), dalla sinistra per demonizzare la destra e negare questo fenomeno come scandalo mediatico e ideologico. Insomma, il piatto è servito. E ora i commensali mangiano, discutono, criticano: è andata esattamente come doveva andare, perché il problema adesso non è più solo la cerimonia di apertura o le intere Olimpiadi, quanto più l’inizio di un cambio di passo.
Bene, sarà solo l’incipit, perché dopo la rappresentazione dell’Ultima Cena che ha offeso cristiani e conservatori, il duello tra Angela Carini e Imane Khelif, ora le acque della Senna, risultate inadatte alla competizione sportiva, chiudono il cerchio delle polemiche. Ecco la prima contraddizione: “Angela Carini piagnucolava, se fai boxe sai che fa male, che è uno sport violento”. Così le critiche che provengono da sinistra, nonostante le caratteristiche biologiche di Khelif, che indicano un’alta presenza di testosterone.
Condizioni che hanno reso il combattimento avverso. Non ci sarebbe nulla di male – si potrebbe dire – nel ritiro di un atleta dal match. Peccato che un curioso doppiopesismo sia entrato in campo all’ultimo minuto, e illustreremo perché. L’episodio del pianto di Carini, ritirata dal match, mostra il lato più emozionale di un atleta. Lato emerso analogamente con Benedetta Pilato, giovane campionessa tarantina, che ha pianto di gioia dopo essere arrivata quarta e dimostrato al mondo intero una lezione di gratitudine: non importa arrivare primi, ma essere fieri della propria performance.
Ed ecco, dopo le critiche in diretta Rai, in cui ci si stupiva della sua felicità e si additava la ragazza, quasi fosse una colpa gioire per un quarto posto e aver quindi “deluso” le aspettative di chi l’avrebbe voluta sul podio, gli stessi che oggi hanno criticato il lato emozionale di Carini, hanno protetto e difeso Pilato. Perché un doppiopesismo emozionale? Perché le emozioni della pugile possono essere strumentalizzate per becera propaganda, e le stesse emozioni (ma felici) della nuotatrice no? Cosa cambia tra due atleti che mostrano lo stesso lato? Non sarà che una delle due possa risultare più comoda alla propaganda rispetto ad un’altra?Entrambe sono sfociate in un pianto liberatorio dopo le loro rispettive performance.
Benedetta Pilato per la gioia di essere arrivata quarta, mentre Angela Carini si lamentava piangendo dei colpi di Imane Khelif, poiché sarebbero stati – secondo le sue dichiarazioni – troppo forti. Tra i due litiganti il terzo gode, e il terzo è l’ideologia, servita sul piatto di argento della propaganda. Del resto, cosa aspettarsi dall’andamento socio culturale di questo occidente, dove persino lo sport – che dovrebbe unificare – diviene un muro ideologico per separare i pro Putin dai sostenitori dell’Ucraina e affermare a tutta forza la cultura woke?
Lo stesso dicasi per i primi mesi del 2022, quando dopo il bombardamento di Kiev i russi erano esclusi dalle competizioni, e condotti su un patibolo mediatico. Uccisi dalla cultura del veto, calpestati da un’ignoranza sociale altissima. Così la ghigliottina del progressismo condanna a morte le tradizioni e quel poco che resta dell’autenticità sportiva. Questa volta però, nessuna rivoluzione francese: tutti a dormire.