L’“inverno demografico” non risparmia la provincia di Taranto
Si chiudono oggi, 13 maggio, all’Auditorium della Conciliazione di Roma, gli Stati Generali della Natalità, organizzati dalla Fondazione per la natalità per discutere il tema della riduzione della natalità nel nostro Paese, i problemi, a livello sociale ed economico, che da questo fenomeno discendono e le strategie utili per farvi fronte, quali possono essere le politiche di sostegno alla famiglia.
Ma qual è la situazione della natalità e, più in generale, la situazione demografica in Italia e, in particolare, nella provincia di Taranto?
Pochi giorni fa l’Istituto Italiano di Statistica ha diffuso i principali dati e indicatori demografici relativi all’anno 2021, seppur provvisori.
Alcuni grafici sono più espliciti di tante parole e dei semplici numeri. Si osservi, in fig. 1, l’andamento del tasso di natalità (ossia il numero di nati vivi, per ogni anno, ogni mille abitanti) in Italia e in provincia di Taranto: nel corso del secondo decennio del XXI secolo il numero dei nuovi nati, anno dopo anno, è calato costantemente. Nel 2021, In Italia, sarebbero nati 6,8 bambini ogni mille abitanti e, in provincia di Taranto, 6,4 (quasi quattro bambini in meno, ogni mille abitanti, rispetto a 12 anni prima!).
La riduzione delle nascite incide direttamente sul tasso di fecondità, che presentiamo in fig. 2, indicatore demografico che misura il numero medio di figli per donna, rapportando il numero di bambini nati ogni anno sul numero di donne in età fertile (tra i 15 e i 49 anni).
La provincia di Taranto perde quasi 4mila abitanti in un anno
Il calo delle nascite è uno dei fattori che causano la riduzione della popolazione, aggiungendosi ad altri fenomeni quali, ad esempio, il saldo migratorio negativo. Ne abbiamo già parlato qui: in provincia di Taranto (come avviene un po’ dappertutto nel Mezzogiorno d’Italia) sono più numerose le cancellazioni dalle anagrafi per trasferimento in altre province italiane o all’estero che le nuove iscrizioni per ingresso da altre province o dall’estero.
Il risultato è che non si arresta il calo della popolazione in provincia di Taranto, come avviene un po’ in tutta l’Italia, ma soprattutto nelle regioni meridionali e nelle aree lontane dalle grandi città. Nel corso dell’anno 2021, avrebbero incrementato la popolazione soltanto cinque province italiane: Bolzano, Bologna, Parma, Piacenza e Ragusa.
Nello stesso periodo, il territorio ionico avrebbe perso circa 4mila abitanti (oltre 1.500 nel capoluogo, quasi 2.300 negli altri comuni), passando dai circa 562mila del 1° gennaio 2021 ai 558.130 abitanti il 1° gennaio 2022. Nell’arco di tre anni (dal 1° gennaio 2019 al 1° gennaio 2022) la perdita è stata di oltre 10mila unità (poco più di 3.600 a Taranto, oltre 6.500 nel resto della provincia).
Sono cresciuti soltanto tre piccoli comuni, sui 29 che compongono la provincia: Maruggio e Monteparano, anche se solo di poche unità (in realtà, essendo i dati provvisori, la crescita potrebbe essere smentita dai dati definitivi) e Leporano, in maniera più consistente.
Leporano conferma una crescita demografica che continua, piuttosto intensamente, da alcuni decenni, superando i 2mila abitanti per la prima volta negli anni ’70 del secolo scorso, fino a raggiungere gli oltre 8mila odierni. L’eccezionalità del “caso” Leporano nella provincia di Taranto è dovuta principalmente al fenomeno per cui molti abitanti di Taranto (ma probabilmente anche molte persone che lavorano a Taranto) abbiano scelto di trasferirsi in una località non lontana dalla città ma considerata più tranquilla e vivibile.
Maruggio e Leporano sono anche gli unici due comuni ad aver conosciuto un incremento della popolazione nell’arco dell’ultimo triennio.
Non si pensi, comunque, che il calo demografico riguardi i comuni più grandi più di quelli piccoli: quelli citati sono casi pressoché isolati, mentre la riduzione della popolazione sembra che stia interessando in maniera generalizzata tutto il territorio ionico, dal capoluogo ai comuni più piccoli, pressappoco nella stessa misura. Tre comuni avrebbero perso più dell’1% della popolazione in un anno: Fragagnano, Mottola e Carosino. Quest’ultimo – sempre stando ai dati provvisori diffusi dall’ISTAT – è, insieme a Statte e Montemesola, tra i comuni che avrebbe subito una riduzione di oltre il 4% nel triennio 2019-2021. Si tenga presente, tuttavia, che Carosino aveva conosciuto un periodo di crescita demografica degna di nota negli anni precedenti. In tab. 1 mostriamo i dati relativi alla popolazione stimata, comune per comune, al 1° gennaio 2022 e la differenza rispetto a un anno prima in termini assoluti e in termini percentuali.
Con la tab. 2 confrontiamo i dati sulla popolazione stimata al 1° gennaio 2022 con quelli di dieci e venti anni prima e mostriamo la variazione di popolazione, in termini assoluti e percentuali, negli ultimi venti anni.
La situazione, nel medio-lungo periodo, appare ben più variegata. Soprattutto, appare in tutta evidenza l’eccezionalità di Leporano, dal punto di vista demografico, che in 20 anni ha incrementato la sua popolazione del 40%. Dopo Leporano, il comune che è cresciuto di più è Carosino, ma la crescita è stata inferiore al 10% (e comunque, anche per Carosino, la tendenza si è invertita negli ultimi anni).
Nella fig. 3 mostriamo le differenze nell’andamento della popolazione in alcuni comuni della provincia ionica dal 2002 a oggi, ponendo a 100 il numero di abitanti nel 2002. Per una migliore leggibilità del grafico, abbiamo scelto di mostrare solo sei comuni: quelli con la crescita più consistente (Leporano e Carosino), quelli con il calo più consistente (Montemesola e Avetrana) e i due comuni più popolosi (Taranto e Martina Franca), oltre al dato relativo all’intera provincia.
Effetti demografici del divario Nord-Sud
La decrescita demografica è un fenomeno che riguarda quasi tutte le province italiane. Ma, in generale, la provincia di Taranto cala più o meno rapidamente rispetto al resto d’Italia? I dati, che sintetizziamo con la fig. 4, parlano chiaro: la provincia di Taranto e la Puglia nel complesso seguono un andamento simile a quello del Mezzogiorno, con un calo della popolazione più deciso e iniziato prima rispetto al resto d’Italia. Come si è detto, la riduzione della popolazione dipende, anche, dal gran numero di persone che scelgono di trasferirsi altrove, un fenomeno collegato alle possibilità offerte dal territorio. Le differenze delle dinamiche demografiche tra le diverse aree del nostro Paese dipendono fortemente, dunque, da divari territoriali socio-economici che, come ha denunziato la Svimez anche di recente, anziché ridursi continuano ad aggravarsi.
Giuseppe Pesare
Immagine: www.pixabay.com
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