Il secondo tentativo di assassinio ai danni di Trump non è un episodio isolato, ma il perfetto risultato di una scia di violenza politica che cresce sempre di più. Lo aveva previsto anche il ricercatore Jacob Ware
L’attentato di luglio all’ex presidente Trump ha costituito un fatto storico gravissimo, un precedente che già da solo basterebbe per comprendere il clima feroce che alegga intorno alla sua figura. Un attentato che però non è stato il solo, ma seguito dagli spari di Palm Beach, Florida, che l’altro giorno hanno costituto un vero e proprio secondo tentativo di assassinio ai danni di Trump. Le risposte politiche non sono tardate ad arrivare. Kamala Harris esprime sollievo:” sono contenta che tu stia bene” – mentre Netanyahu si è mostrato scioccato per il secondo tentativo di assassinio subito dall’ex presidente. Una cosa è certa: siamo in presenza di una faglia politica che si sta allargando a macchia d’olio, di un sistema in cui la violenza politica sembra ormai legittimata. Lo ricorda l’Huffington Post con un titolo:”L’America ha varcato una soglia pericolosa, la violenza politica è ormai di fatto tollerata”.
E ancora:”Negli Stati Uniti è in atto una guerra culturale, oggi il fatto nuovo sta nel fatto che una scena politica è stata investita dalla violenza elevata come arma da usare legittimamente.” La violenza non nasce da un’arma, ma da un clima che via via crescendo ha alimentato odio e atteggiamenti di tipo repressivo. Non solo fisico, ma anche e sopratutto culturale e verbale. Un atteggiamento insito anche nei dibattiti, con una modalità di censura che è sempre più affermata anche nell’ideologia woke e in derive autoritarie che transitano da oltreoceano sino a noi. Una violenza che non risparmia nessuno, né destra né sinistra. Jacop Ware, ricercatore del Council on Foreign Relations ha pubblicato un lungo articolo – riporta la testata it.insideover.com – sul rischio di esplosioni di violenza durante la campagna elettorale americana del 2024. Si sottolineava il clima surriscaldato del voto americano, suggerendo dei provvedimenti per sventare il rischio di atti violenti. Ware sottolinea che “sebbene il rischio di violenza dell’estrema destra sia maggiore (riferendosi all’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021), la possibilità di violenza estremista da parte della sinistra non può essere ignorata. Tale violenza minaccia la vita individuale e la stabilità politica interna del paese.
L’articolo, scritto nell’aprile di quest’anno, è stato incredibilmente lucido nel prevedere che “diversi scenari plausibili potrebbero svilupparsi da qui al giorno dell’inaugurazione della nuova presidenza” – ricordando a tutti noi l’esito delle azioni violente, che hanno poi condotto ai colpi di proiettile di luglio e di adesso. “Il primo e più urgente scenario prevede minacce di omicidio contro i candidati in campagna elettorale e altri funzionari pubblici” – avverte ancora il ricercatore. Il rischio, se la comunicazione politica non si svuota di odio e di attacchi personali, è che si alimenti sempre più la spirale della violenza. Il primo duello televisivo presidenziale tra Trump e Biden nell’estate scorsa, ne è una prova.