Primo insegnamento da trarre per chi aspira alla vita politica: mai mescolare affari privati e sentimentali con uffici e poltrone. Il caso Boccia ne è un esempio, dove una relazione sentimentale, un caso di gossip che inizialmente alimentava la sete giornalistica dei media, si è poi rivelato un labirinto intricato di vicende, che adesso dal mondo politico sono traghettate a quello giudiziario. I commenti non tardano ad arrivare. “Dilettanti” – dice Francesca De Pascale, commentando la vicenda Boccia e le dimissioni di Sangiuliano. Lo ha espresso in maniera molto esplicativa, cioè con una foto di Silvio Berlusconi e la scritta “Silvio ci manchi”. Dilettanti, perché uno dei politici più coinvolti in vicende personali e scandali a sfondo sessuale era proprio Silvio Berlusconi, tra il caso di Ruby Rubacuori, in cui spinse il parlamento ad affermare che Kharim al Marough (Ruby) fosse la nipote di Mubarak, e il seggio attribuito a Nicol Minetti alla regione Lombardia.
Dilettanti, appunto. Perché mentre Berlusconi, eccetto rari casi, è riuscito a tener separate vita privata e politica uscendone processualmente illeso, il ministro Sangiuliano – pur nella sua ingenuità e confidiamo, correttezza – ha fatto in modo che emergesse nel giro di poco tempo una vicenda che avrebbe potuto alimentare solo il gossip, ma che purtroppo ora finirà in Procura, seminando una scia di conseguenze. Le vicende a sfondo sentimentale e sessuale rivelano che il mondo della politica è permeato da umanità e scandali, che le stanze del potere sono ben più che carte e cartacce poggiate sulla scrivania, conferenze stampa e mandati. Alla fine dei conti lì dove si blocca l’ingranaggio dei favoritismi intervengono i ricatti, che solo in secondo luogo emergono alla luce del sole, con dinamiche curiose e spesso, purtroppo, diventano delle vere e proprie mine vaganti. Lo è ad esempio il ruolo di Maria Rosaria Boccia, una vera e propria mina vagante, perché potrebbe essere a conoscenza di materiale riservato sul G7, aver ripreso con i suoi occhiali telecamera scene e scenette di un ex ministro che potrebbe essere ricattato sotto tutti i fronti.
O peggio, aver ripreso fatti privati nelle stanze dell’esecutivo o aver avuto accesso a documenti riservati. Solo la Procura e il lavoro dei legali faranno luce sulla vicenda, ma indietro non si torna, e l’immagine di Sangiuliano, dallo sguardo basso e in diretta nazionale, a chiedere scusa a tutti e riconoscere la bassezza della situazione nella quale per tutta una serie di motivazioni si è ritrovato, ne è piena prova. Se da un lato emerge la debolezza di una destra, che in più occasioni ha allentato la presa, con comportamenti istituzionali poco consoni – come gli episodi del ministro Lollobrigida, l’atteggiamento di Salvini, le indagini di Santanché e per ultimo questo scandalo, dall’altro una sinistra assetata di potere e che ha mollato le redini dopo anni e anni di governi tecnici, non aspetta altro che un boccone di questa portata. Non aspetta altro che approfittare di uno scandalo giudiziario, politico e mediatico, per alzare i toni dai banchi dell’opposizione e indebolire colpo dopo colpo la maggioranza.
L’esecutivo farebbe bene a comprendere che certi comportamenti non sono più ammessi, e che se come ha affermato la premier Meloni vogliono fare la storia, dovranno iniziare a correggere il tiro, con un tocco di galateo istituzionale in più di fronte ai cittadini e ai paesi stranieri che ci osservano.