Immigrazione, Ius Soli, Ius Scholae, decreti sicurezza, piano Mattei: ecco la storia di una destra che cambia, e che ha reso i temi dell’immigrazione e della cittadinanza i principali cavalli di battaglia della propaganda
Ciao sovranisti, titola Il Foglio di oggi, richiamando un tema, quello dell’immigrazione, che è tornato a farsi sentire insistentemente in questi giorni, alla luce del litigio politico tra Forza Italia e Lega sullo Ius Scholae. La destra di Salvini non avrebbe mai immaginato, nel periodo più intenso di gestione dei flussi migratori, che si sarebbe imbattuta nell’ala più centrista di Forza Italia, cominciando a discutere le fondamenta del programma elettorale proprio dal tema della cittadinanza come quello dello Ius Scholae, e ponendosi domande sul futuro del tema migranti. Dentro o fuori, porti chiusi o aperti. Questo era il dilemma dell’Italia pre covid, quando i dati del ministero dell’Interno, in parziale appoggio alle politiche rigide di Salvini, mostravano una diminuzione degli sbarchi. Solo nel 2016 possiamo osservare una reale emergenza immigrazione, poiché i dati hanno dimostrato che dal 2017 in poi la curva è stata discendente, rivelando una discesa del numero di sbarchi annuali vera e propria. Nel 2017 gli sbarchi erano circa 118.935, nel 2018 se ne registravano 23.253, mentre il 2019 segnava una diminuzione con il dato di 11.439 sbarchi.
Un articolo del Corriere della Sera di Antonio Polito, illustrando la validità della politica dei porti chiusi di Salvini, illustrava questo dato. Il metodo dei porti chiusi era stato ereditato anche dall’attuale ministro Piantedosi, all’inizio del governo Meloni. Tra gli ostacoli che Salvini – coadiuvato da Conte nel suo governo – e Piantedosi avrebbero sollevato come impedimento allo sbarco di alcune ONG vi è il turbamento dell’ordine pubblico o la presunta violazione di alcune leggi del diritto internazionale. Sta di fatto che questa politica repressiva ha vacillato, poiché applicata solo agli sbarchi ufficiali delle Ong, che rappresentavano all’epoca dei fatti la minoranza degli sbarchi totali. Solo gli sbarchi fantasma e autonomi, cioè privi di aiuti umanitari o illegali, rappresentavano un’ampia fetta del totale complessivo. La politica dei porti chiusi ha alimentato una macchina della propaganda molto efficace, che avrebbe permesso a Salvini di superare il 37% alle elezioni europee del 2019. Con il Covid e i governi Conte e Draghi abbiamo assistito ad una diminuzione degli sbarchi, ripresi con forza nel primo periodo del governo Meloni e successivamente calmierati con il piano Mattei.
A completare il quadro, il 3 dicembre 2018 uscii in gazzetta Ufficiale il decreto Sicurezza, che recava misure urgenti di contrasto all’immigrazione clandestina e per tutelare l’ordine pubblico, anche mediante l’ampliamento di reati contestati a immigrati, o un più ampio ventaglio di utilizzo delle armi da parte degli agenti di polizia. Il tema migranti era poi strettamente correlato a quello della cittadinanza. Fino al 2018, anno in cui si è costituito il governo Lega – 5 Stelle a guida Giuseppe Conte, la sinistra aveva cavalcato il tema della cittadinanza agli stranieri e dell’accoglienza mediante la volontà di istituire lo Ius Soli (diritto di suolo), legge che avrebbe attribuito automaticamente la cittadinanza in base alla nascita del soggetto sul suolo italiano. In contrasto con lo Ius sanguinis, modello attuale che permette di avere la cittadinanza per i nascituri da cittadini italiani. A prendere le distanze dal modello dello Ius Soli ci ha pensato la destra di Salvini, e dopo quella di Giorgia Meloni. “Non ci sarebbe alcun bisogno di altre riforme” – interviene Lollobrigida sul tema della cittadinanza.
E adesso Forza Italia, ala più moderata del centro destra, apre lo scenario allo Ius Scholae, un modello che prevedere l’attribuzione della cittadinanza ad un cittadino straniero che ha completato un ciclo di studi (almeno 5 anni, ma FI propone 10). Non molto diverso dallo Ius Culturae, che si basa sullo stesso modello di attribuzione della cittadinanza. Tra i due litiganti, il terzo gode: Fratelli d’Italia, osservando il dibattito acceso tra le due forze politiche, ha individuato nell’ottica della discussione dello Ius Scholae un’apertura verso un elettorato più moderato, allargando il bacino degli elettori che potrebbero votare a destra. Altre tesi, ragionando sulla mancanza di questa riforma nel programma di governo (come quella del ministro Lollobrigida), hanno evidenziato una linea di contrasto e la volontà di attendere per l’introduzione dello Ius Scholae. Insomma, la destra ha utilizzato cittadinanza e immigrazione come cavalli di battaglia vincenti, coinvolgendo ampiamente l’elettorato e sfruttando la situazione delle emergenze.