Un vento riformista soffia su Francia e Stati Uniti. L’occidente coltiva malumori dall’Europa all’America. L’analisi politica dei due continenti
I cittadini hanno votato alle elezioni europee in un anno in cui si svolgeranno anche quelle americane. Due appuntamenti fondamentali, e non solo per il destino del blocco occidentale. Si deciderà sulla politica interna, ma soprattutto su quella internazionale. America ed Europa potrebbero agire in sincronia, con un fronte comune sui due conflitti più importanti degli ultimi anni. Tuttavia – va detto – più che mai si coltivano adesso dei malumori in occidente. La volontà dei cittadini europei era quella di svoltare l’Europarlamento a destra. Le politiche economiche e sociali degli ultimi anni hanno avuto impatti negativi su paesi come l’Italia. Le politiche Covid sono state scarse e inefficaci, quando nel panorama europeo eravamo i primi ad essere colpiti dal virus. Per ultima una risposta economica di oltre 200 miliardi con i fondi del PNRR, che tuttavia tralascia prerogative vitali come la sanità (lo dimostrano le somme destinate ai vari comparti).
I cittadini hanno deciso di dare un taglio netto, di interrompere la catena, di votare a destra. Elementare. Perché? L’Italia, reduce di quasi due anni di governo di centro-destra, ha deciso di riconfermare la fiducia a Meloni, con un risultato elettorale superiore rispetto alle nazionali. I cittadini francesi hanno preso atto della politica di Macron, interventista, e hanno deciso di svoltare a destra. Così anche l’Austria. Ed ora in Francia e negli Stati Uniti soffia un vento di malumore per la sinistra. I democratici vogliono togliere Biden dalla scena politica. Lui, instancabile, ripete di essere in ottima forma. Si delinea quindi – lo dice la rassegna stampa di stamattina – un bipolarismo Bideniano. Il presidente Biden ha due versioni: una completamente andata, in cui è debole, stanco, flebile, semi rimbambito.
Un’altra, sottolineano i giornali, più sportiva, sprint, alla mano. Questa è visibile solo dalle ore 16:00 in poi, fascia oraria in cui il suo team piazza tutti gli eventi politici. E così ha affermato nei suoi comizi:” può capitare una sera no, non sono più quello di prima, non cammino più né parlo come prima, ma dico la verità.” Più sostituti, a partire da Kamala Harris, potrebbero rimpiazzare il democratico in poco tempo. Operazione che di fatto gioverebbe all’ala democratica statunitense, e quindi una spina nel fianco per i repubblicani. Nel frattempo i malumori, descrive Libero stamattina, dipingono la scena di “Rivoluzione Francese”. Al contrario i giornali di opposizione evidenziano un’onda nera di estrema destra. Così il titolo di Repubblica sulla vittoria di Le Pen:” In Francia il partito di Marine Le Pen non arriva al 35%, segue il Fronte Popolare al 28,1%. Macron raccoglie il 20,3%”: Ecco il bipolarismo giornalistico.
Mentre la vittoria di Le Pen è schiacciante, è qui – il titolo – dipinto di connotazione negativa. “Non arriva al 35%” per non poter dire che invece, duole dirlo alle opposizioni, arriva pienamente al 34%, e ha stravinto. Macron “raccoglie il 20,3%”. Potremmo allora scrivere lo stesso:”Macron non arriva al 21%”. Già suona come una sfumatura più negativa. Non solo. La stampa segue il filo europeista, perché in questi giorni si discute sulle nomine per le cariche delle istituzioni europee, e qui la volontà dei cittadini – sottolinea la maggioranza – sembra essere stata calpestata. Motivo per il quale – ennesimo malumore – Giorgia Meloni si è opposta ad alcune nomine, mentre la Lega, politicamente più impulsiva, ha richiamato il “colpo di Stato”. La sensazione è quella di una netta paura della vittoria delle destre. Se però in Europa la situazione appare contrapposta e frammentata, in America oltre il 70% degli elettori vorrebbe rimuovere Biden, delineando maggiore chiarezza rispetto alla scia politica del nostro continente.