Per le regionali è importante la squadra, il candidato presidente viene dopo
Così come da programma il leader della lega Matteo Salvini ha fatto tappa a Taranto, proveniente da Napoli, prima di raggiungere Squinzano nel leccese. Dopo un breve incontro con il comandante provinciale dei carabinieri di Taranto, Salvini si è spostato nel vicino albergo per rispondere alle domande dei giornalisti ed incontrare dirigenti e militanti della lega tarantina. Accolto dal coordinatore regionale l’On.le Luigi D’ Eramo, dal vice coordinatore regionale l’On.le Gianfranco Chiarelli, dall’europarlamentare Massimo Casanova, dal senatore Roberto Marti, e da numerosi amministratori e dirigenti regionali e locali, tra cui il responsabile della comunicazione on.le Nuccio Altieri, il sindaco di Pulsano Francesco Lupoli, e il segretario provinciale l’avvocato Giacomo Conserva, Salvini si è intrattenuto in un vero bagno di folla all’interno della struttura alberghiera, per un veloce saluto. Riprendendo i temi affrontati nel corso delle interviste rilasciate, Salvini ha parlato delle priorità per il nostro paese e per Taranto in particolare: lavoro, salute, sicurezza.
Alle precise domande dei giornalisti rispetto alle sorti dell’industria siderurgica ha risposto che occorre assolutamente garantire la salute dei cittadini ma non si può rinunciare all’industria, considerando che in tutto il mondo ci sono industrie che rispettano l’ambiente e la salute. Lavoro e salute dunque al primo posto, ma ha rimarcato anche l’obiettivo sicurezza; non a caso ha voluto portare il saluto ai carabinieri di Taranto ricordando peraltro che a breve nell’ex caserma addestramento della Marina Militare di Taranto sarà presente una scuola per allievi carabinieri che dovrebbe registrare la presenza di oltre 1000 unità. A chi gli chiedeva del candidato presidente alla regione ha infine risposto: “Non basta un uomo per vincere ma una squadra; il nome del centravanti viene alla fine, un centravanti da solo non va da nessuna parte, la Lega farà parte della squadra”.
Non è mancato un piccolo gruppo di contestatori tenuti a distanza dalle Forze dell’Ordine. Non sono mancate neppure le consuete lamentele, in parte giustificate, di chi è rimasto bloccato nel traffico. Era già capitato altre volte ad esempio con la presenza di Renzi e di Di Maio. Ci sono due ordini di questioni: la prima organizzativa che riguarda la capacità di gestire una situazione di emergenza. La seconda più importante: che Paese è quello in cui un esponente politico deve essere protetto da chi, “democraticamente”, gli si oppone non con il confronto e le argomentazioni ma con la violenza verbale e magari anche oltre?
foto Gianfranco Maffucci e Alessia Margherita