Bavaglio o equità? Dopo le parole di Maria Elena Boschi (Italia Viva) urge riflettere sui principi cardine del giornalismo – come la par condicio – e sui risvolti politici del caso
Non è la prima volta che ci provano. È l’ennesimo tentativo di una fetta politica del panorama italiano, che proprio in cerca di espedienti contro l’avversario utilizza le armi della stampa e dell’informazione.
E così come nell’82 a.C le proscrizioni di Silla epuravano i dissidenti politici mediante le famose “liste di proscrizione”, un’operazione analoga è attuata anche oggi, prima con i “putiniani”, dopo con i giornalisti. Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva, ha sollevato la necessità impellente di limitare l’opinione dei giornalisti, perché a suo dire non garantirebbe la piena par condicio.
“Uno dei punti più complicati riguarda i soggetti non politici che partecipano alle trasmissioni e agli approfondimenti” – esclama la deputata – “un opinionista o un giornalista che partecipa ad una trasmissione televisiva o ad un dibattito, che possa senza contraddittorio esprimere le proprie opinioni, rischia di avere un effetto analogo a quello di un esponente politico” – e può “influenzare l’opinione pubblica”.
Duro Marco Travaglio, che rispondendo alla provocazione nel programma “Otto e mezzo”, dice:”guardate vi do una notizia, quasi tutti i giornalisti sono pregiudicati o pluripregiudicati, proprio perché sono querelati continuamente. Molti politici credono che avere un pensiero significhi non essere imparziali. Io sono schieratissimo, eppure imparziale, perché sono schierato con me stesso, con le mie idee”.
Eppure non è così difficile comprendere che, benché il panorama mediatico sia intasato di opinionismi e di talk show gremiti di esponenti del mondo dell’informazione, l’esame più complesso dei politici sono le urne. Non c’è elemento più arduo e spietato dell’urna elettorale, che permette al cittadino – matita alla mano – di poter esprimere il sacrosanto diritto e dovere di voto.
Il principio della par condicio, che impone ai giornalisti di concedere il medesimo spazio e tempo a tutte le forze politiche, è perennemente sotto sorveglianza. Un osservatorio dedicato, presso l’Università di Pavia, misura settimanalmente le durate degli interventi dei politici durante i telegiornali e nelle tribune politiche, anche in tempi non elettorali, per verificare il rispetto dei tempi assegnati dalla legge.
Può quindi dormire sonni sereni l’esponente politico che, come Maria Elena Boschi, desidera garantire un pieno ed equo diritto di informazione. È già un principio cardine funzionante, anche e soprattutto in attuazione dell’art.21 della Costituzione, garante della libertà di informazione e di critica.
Critica che incontra un limite solo nella piena diffamazione, nel momento in cui la stessa offende la reputazione e l’onore del soggetto. Quindi che dire? Una stampa nazionale che da anni mostra qualche crepa – emersa alla luce delle analisi dei conflitti bellici e delle sovvenzioni – non può sobbarcarsi anche un altro fardello: il freno da parte degli esponenti politici.