riflessione su come è cambiata la comunicazione politica nell’era dei social
Editoriale di Giorgio Di Antonio*
Le critiche fanno parte di un sereno scambio di impressioni quando si scrive qualche cosa in pubblico, e io credo che queste critiche vadano affrontate in modo che si possa uscire dal confronto arricchiti.
Durante la mia gradita collaborazione con Oltreilfatto i lettori hanno formulato alcuni rilievi critici riguardo vari scritti, uno in particolare molto interessante. Questi scritti, in sintesi, sono apparsi troppo difficili.
E’ un rilievo importante e trattandosi di temi relativi alle prossime elezioni politiche decisamente da affrontare. Per un cinquantennio la politica è stato anche soggetto attivo di pedagogia di massa, i partiti organizzati hanno inteso cioè formare “le masse” attraverso veri e propri programmi di insegnamento, le linee politiche non si esprimevano solo attraverso slogan ma anche se non soprattutto attraverso percorsi formativi articolati e di grande spessore. Anche gli slogan erano spesso complessi e “difficili”, formule quali: “convergenze parallele”; “compromesso storico”; “autonomismo socialista”; “le idee chiare della sinistra”; “rivoluzione liberale” richiedevano illustrazioni lunghe e complicate, corroborate queste spiegazioni, da programmi politici articolati. Tanti dibattiti, comizi, articoli di stampa, riunioni interne, si trasformavano in corsi di formazione. L’intento era anche quello di elevare il livello culturale di coloro che si interessavano di politica.
Ma poi tutto è cambiato, soprattutto nella comunicazione, internet prima e i “social media” poi hanno introdotto un nuovo modo di comunicare, più veloce, più snello, 140 caratteri, poche righe, qualche immagine accattivante, per essere letti e dire tutto in pochi istanti. I “lettori” sono cresciuti numericamente, la ricchezza delle esposizioni si è ridotta del pari. La politica ha cessato di essere un soggetto attivo di pedagogia e ha preso a rincorrere i “like”.
Si può affidare all’essenzialità di poche battute il pensiero politico? Si possono affidare soluzioni complesse a pensierini di prima elementare? Non si dovrebbe, ma si fa.
![](https://www.oltreilfatto.it/wp-content/uploads/2022/07/GIORGIO-DI-ANTONIO.jpeg)
Anche per reagire a questa modalità di comunicazione estremamente sintetica di proporre il dibattito politico, così ridotta all’osso e alla pancia, preferisco utilizzare un minimo di complessità e cercare di illustrare la situazione con dovizia di dettagli e riferimenti, il rischio è quello di non essere letti per intero, di vedere i propri pezzi abbandonati a mezza via per stanchezza, ma è un rischio che mi piace correre, con la speranza che se qualche lettore arrivi alla fine e si senta minimamente arricchito allora si sarà fatto un lavoro decente.
Quindi si, grazie per la critica, se questi scritti vi paiono “difficili” e apprezzate la complessità vuol dire che si è colto nel segno, se invece vi paiono inutili mi rimane la consolazione di avervi rubato pochi minuti, in fondo la sintesi aiuta in questo. Poi può darsi che facciano semplicemente schifo e allora vi chiedo umilmente perdono!
Giorgio Di Antonio, classe 52, Romano, già Dirigente Aziendale ora Consulente per Piani strategici e finanziamenti per aziende in riposizionamento. Appassionato di politica, storia, aviazione.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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