Il dirigente accompagnatore commenta l’evoluzione del mercato: “Un roster di grande spessore, Stanic è un gran colpo ma anche gli altri innesti non scherzano”
A metà del cammino o quasi il mercato del CJ Basket Taranto che con l’annuncio di Santiago Bruno ha riempito un altro pezzo del puzzle e di fatto costruito un primo quintetto “ibrido” da consegnare agli schermi di coach Olive. Ma ovviamente non finisce qui anche se il dirigente accompagnatore Stefano Strusi coglie l’occasione per fare un punto sul mercato rossoblu.
Stefano, la tua ennesima stagione con il CJ è cominciata alla grande con la notizia della serie B, come l’hai accolta?
L’ammissione al prossimo campionato di serie B é secondo me una compensazione ad una retrocessione dallo stesso campionato non meritata perché gli sforzi tecnici che avevamo messo in campo, penso alla venuta di Chiacig, e soprattutto gli sforzi economici della società e di tutti noi della famiglia CJ meritavano altri risultati.
Eppure pochi mesi prima c’era stata la delusione per non aver potuto giocare i playoff ancor di più con la tristezza per le vicende covid, come l’ha presa un uomo di campo come te?
Il blocco dei campionati a causa del covid l’ho vissuto alla stregua di un bimbo a cui viene tolto il gioco o il piatto preferito… eravamo a mille e con un ottima preparazione fisica e mentale per affrontare i playoff e gli avversari sapevano che avevano il nostro fiato sul collo. Sarebbe stato bellissimo e avvincente.
Veniamo finalmente al presente e al futuro, che CJ sta nascendo? ti piacciono i primi nomi del mercato?
Il prossimo Cus rispecchia a pieno il nuovo spirito della società che si sta andando a formare: professionale e ambiziosa. I giocatori che stanno arrivando a Taranto nelle loro ultime compagini hanno tutti rivestito ruoli da protagonista e quindi ci aspettiamo il massimo da loro. Una menzione particolare devo farla per Stanic che secondo me, da appassionato di basket, rappresenta la pallacanestro allo stato puro, un vero colpo di mercato.
Nel Cus da qualche anno tuo figlio Andrea ricopre diversi ruoli, prima in campo per allungare la panchina e le rotazioni, ora al tavolo delle statistiche. Come vivi e come vivete questa compresenza “familiare”?
La presenza di Andrea rappresenta la continuità che la mia famiglia sente e acconsente per questa mia passione, Andrea mi ha sempre accompagnato nelle mie giornate passate all’interno degli spogliatoi delle palestre, ha vissuto e condiviso gioie e delusioni che questo meraviglioso sport ti regala aumentando la sua passione prima da atleta e poi da addetto alle statistiche. Un mondo che condividiamo quotidianamente sia che si vinca che si perda e questo mi inorgoglisce, coinvolgendo anche mia moglie che sopporta in modo smisurato questo nostro hobby.
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