La Casa circondariale di Taranto, di concerto con la Asl, non solo ha attivato le procedure necessarie per tutelare i detenuti e gli operatori dal contagio da Covid-19 ma ha anche riconvertito il laboratorio sartoriale per la produzione di mascherine. Già mille donate agli uffici giudiziari e la produzione continua.
Ci sono dei luoghi in cui, più di altri, è necessario vigilare affinché venga evitato il contagio da coronavirus perché deputati alla cura di persone in situazione di fragilità, come gli ospedali e le case di cura, oppure perché, per propria natura, non possono permettere alle persone di passare questo periodo di isolamento nella sicurezza della propria casa. È questo il caso delle carceri, che vedono una condivisione forzata di spazi il più delle volte angusti e molto spesso sovraffollati.
Per questo, è stato quanto mai importante, anche per la casa circondariale di Taranto, porre in essere tutte le attività e le misure necessarie per tutelare la salute dei detenuti e degli operatori penitenziari.
Nel cortile interno dell’istituto è stata allestita una tenda per il pre-triage: al pari di quelle presenti all’esterno degli ospedali, infatti, è in questo luogo che i medici, opportunamente equipaggiati con i dispositivi di sicurezza quali guanti, mascherine, camici e disinfettante, visitano i nuovi detenuti e effettuano la valutazione del rischio da infezione Covid-19, seguendo le linee guida fornite dalla Asl e dal ministero competente.
Una volta superato il primo controllo medico, i nuovi detenuti, per un periodo cautelativo di 14 giorni, vengono assegnati alle cosiddette “aree cuscinetto”, zone dedicate e isolate dove le loro condizioni di salute vengono monitorate dai medici di guardia. Qualora in qualcuno dei nuovi arrivati si evidenzino elementi che possano far sospettare il contagio da coronavirus, viene allertato il dipartimento di prevenzione della Asl che si attiva per l’esecuzione del tampone. In caso di positività, vengono valutate le condizioni cliniche del detenuto per decidere se può rimanere in un’area dedicata e isolata nell’istituto o se è necessario l’eventuale ricovero.
Anche i detenuti che devono essere dimessi o trasferiti vengono sottoposti a visita medica per verificare le loro condizioni di salute e, in caso di presenza di una sintomatologia simil-influenzale, il dipartimento di prevenzione valuta se sottoporli a tampone.
Per ridurre il più possibile le occasioni di contagio dall’esterno, sono state sospese le visite dei familiari (i colloqui avvengono tramite videochiamate) e le attività medico specialistiche sono ridotte ai soli casi urgenti.
Così come accade nelle altre strutture, a tutti coloro che entrano nell’istituto viene misurata la temperatura corporea, mentre per il personale di Polizia Penitenziaria asintomatico che ha avuto contatti con persone contagiate o con casi sospetti vengono predisposte e attivate le procedure sanitarie adatte.
Per affrontare l’emergenza, anche il laboratorio sartoriale all’interno dell’istituto si è attivato con l’autoproduzione di mascherine, vista anche la difficoltà di reperire questi dispositivi. I quindici detenuti che operano nel laboratorio realizzano le mascherine che, come previsto dal protocollo firmato con la Asl, vengono inviate al blocco operatorio del SS. Annunziata per la sterilizzazione; sono così pronte per l’utilizzo da parte dei detenuti e del personale interno al carcere. Come riportato in una nota della direttrice Stefania Baldassari, la produzione non è solo per uso interno ma ha anche un intento solidaristico: mille mascherine, infatti, sono state già donate agli uffici giudiziari tarantini e la produzione continua per poter donare questi preziosi dispositivi anche ad altri enti o associazioni che ne faranno richiesta.
Francesca Perrone