La forza che ci plasma ?
Da sempre stigmatizzato o elevato a ruolo d’orizzonte primario, il desiderio rimane il centro d’osservazione e riferimento della realtà umana. Tutte le culture spirituali, le filosofie e le super filosofie si sono imbattute in questo “mostro” da imbrigliare o soddisfare.
Ci hanno insegnato
Il desiderio nella cultura che ci fa da culla è stato con forza identificato con la base della tentazione che porta a soddisfarlo per il pentimento che ne consegue con l’assoluzione se confessato. Al desiderio è diventato adesivo il senso di colpa, come una sorta di bavaglio che lo possa tenere silente ma non inoperante.
Ci hanno poi raccontato
In culture altre, come quella Buddhista, l’intera realtà, il samsara, sembra popolarmente avere origine dal desiderio, dalla sete (Trsna e poi Tanha) dei piaceri sessuali (Kama Tanha), dell’esistere (Bhava Tanha) e del non esistere (Vibhava Tanha). Il desiderio nella versione popolare delle verità Buddhiste genera però qualcosa di spiacevole, il Dukkha, la sofferenza insita nella continua insoddisfazione che nasce dalla mancata cessazione della sua inesauribile sete e dalla necessità di soddisfarla senza sosta.
Il vero
Ma senza desiderio cosa saremmo ? Dove ci troveremmo ? Cosa avremmo lasciato alle nostre spalle e dove poseremmo gli occhi ?
Nella realtà, la prima chiave che apre i cancelli alla nostra energia di agire e camminare nel mondo è proprio il desiderio; conoscerlo senza identificarsi, usarlo senza distaccarsene, viverlo senza rinunciarvi porta con se il dono di una vita piena ed interessante. Desiderare dona l’entusiasmo di creare, di proporre, d’ideare. La piena responsabilità nel farlo annienta la necessità di pentirsi piegandosi alla colpa di essere quello che si è. Il desiderio senza dipendenza va integrato, vissuto, come una forza reale che ci permette di agire nel mondo senza la quale poco o nulla di ciò che esiste intorno a noi sarebbe in essere.
L’energia che ci pervade, la forza se usata con giudizio e temperanza, si esprime attraverso il desiderio, che come un canale comunicatore interpola i nostri centri intellettuali, emozionali, libidinali e corporali. Senza desiderio poco potremmo donare e ricevere, e senza questo la vita diventerebbe un resistere alla morte senza un senso.
Dott. Egidio Francesco Cipriano
Psicologo – Informatico
Foto Egidio Francesco Cipriano