Sabine, Jung & Freud un triangolo imperfetto
Il 17 agosto 1904, alle 22.30, una diciottenne russa venne condotta a forza al Burghölzli da un suo zio, coadiuvato da un agente di polizia. La ragazza si trovava in Svizzera per un soggiorno di cura e riposo, che però non era servito a far migliorare il suo precario stato mentale. Aveva avuto una crisi terribile – probabilmente non era la prima- nel lussuoso hotel in cui soggiornava, e a quel punto i suoi parenti si arresero, e la condussero all’ospedale psichiatrico, dove fu accolta da un giovane dottor Jung fresco di nomina.
Dalle sue cartelle cliniche si evince che “La paziente ride e piange in una strana mescolanza con carattere di tipo impulsivo. Ha un’enorme quantità di tic; gira la testa all’indietro, fa uscire la lingua, ha contrazioni alle gambe. Si lamenta per un terribile mal di testa. Dice di non essere pazza, ma solo agitata perché nell’albergo non sopportava la gente e i rumori”.
La sua anamnesi: nata a Rostov sul Don nel 1885 da una ricca famiglia ebrea, era primogenita di cinque figli (la sorellina più piccola era morta di tifo a 6 anni, quando Sabina ne aveva 16), e soffriva di allucinazioni, aggressività, apatia, panico, angosce ipocondriache, somatizzazioni, tic. La madre, come scrive Jung “ha la strana abitudine di comprare tutto quello che vede”. Doveva pertanto chiedere dei prestiti ai parenti e “viveva nella costante ansia che il padre lo scoprisse”. Secondo John Kerr la madre di Sabina inoltre competeva con la figlia adolescente per ottenere l’attenzione di vari uomini. Il padre della ragazza, un uomo violento, insultava e tiranneggiava tutta la famiglia, comportandosi spesso come un pazzo e minacciando il suicidio. Spesso picchiava Sabina sulle natiche nude, in una “stanza speciale” dove il resto della famiglia non poteva vedere, cosa che suscitava nella ragazza, come confessò a Jung, piacere sessuale.
Il sesso ignorato
Sabina era stata allevata dalla madre “in una completa ignoranza sessuale”, cosa che potrebbe spiegare le sue confuse reazioni durante questi episodi. Da piccola aveva una fervente fantasia, che però era in grado di distinguere dalla realtà; questo fino alla prima allucinazione, che le causerà pavor nocturnis. Le sue paure vertivano sul rapimento (da parte di mostri), sulla separazione dai genitori e su gravi malattie, che temeva di contrarre. Tutto questo si aggravò col passare del tempo: dopo le crisi che la condussero al Burghölzli Sabina vi rimase ricoverata dal 17 agosto 1904 al 1° giugno 1905. Jung l’aveva diagnosticata come “isterica” e aveva deciso di provare su di lei una nuova terapia di cui aveva letto su un libro di un neurologo viennese di nome Freud: l’associazione verbale. Il giovane psichiatra leggeva velocemente alla paziente una serie di parole, e lei doveva rispondere con la prima che le veniva in mente.
Jung notò che ogni volta che menzionava il padre della ragazza, questa manifestava “smorfie e gesti di ripugnanza”. Jung ottenne un grande successo con lei, tanto da farla partecipare ad alcuni esperimenti associativi ai quali apportò interessanti contributi personali, e che le consentirono di dimostrare la propria intelligenza e sensibilità. Una volta dimessa, Sabina continuò a essere seguita da Jung come paziente esterna, anche se la madre avrebbe preferito che il suo terapeuta fosse Freud. Ad ogni modo, nel giro di un anno, la ragazza andò a vivere da sola a Zurigo e si iscrisse alla facoltà di Medicina. Jung più tardi dichiarò, in una lettera a Freud, che continuava a seguirla perché temeva una ricaduta, ma in verità i due, nei cinque anni successivi, strinsero una relazione appassionata.
Sente di dirlo
Nel 1906, il 23 ottobre, Jung in una lettera a Freud accennò per la prima volta al caso (nonostante la fase “critica” fosse già abbondantemente risolta):
Burghölzli-Zurigo, 23 ottobre 1906 Stimatissimo professore, mi permetto di spedirLe, con la stessa posta, un nuovo plico a parte che contiene altre ricerche in tema di psicoanalisi…Devo abreagire su di Lei un’esperienza recente, a rischio di annoiarLa. Sto applicando attualmente il Suo metodo alla cura di un’isteria. E’ un caso difficile: una studentessa russa ventenne, ammalata da sei anni. Primo trauma: verso il terzo-quarto anno di vita. La bimba vede il padre che percuote sul sedere nudo il fratello maggiore. Forte impressione. In seguito è costretta a pensare di aver defecato sulla mano del padre. Dal quarto al settimo anno continui tentativi di defecare sui propri piedi, compiuti nel modo seguente: si siede per terra tenendo un piede ripiegato sotto il corpo, preme il calcagno contro l’ano e cerca di defecare e, al tempo stesso, di impedire la defecazione. In questo modo frena più volte l’evacuazione anche per due intere settimane! Non so come sia arrivata a questa storia stranissima; si trattava, così pare, di un fatto di carattere assolutamente pulsionale, accompagnato da una deliziosa sensazione di orrore. In seguito questo fenomeno è stato sostituito da una masturbazione intensa. Le sarei estremamente grato se volesse comunicarmi in poche parole la Sua opinione su questa storia. Con stima deferente Suo devotissimo C. G. Jung
In effetti è strano che Jung abbia scritto a Freud di Sabina quando questa era ormai “guarita” (o, se non altro, avviata verso una vita autonoma). Il giovane medico omette il nome della paziente, non parla della sua brillante riuscita come studentessa di medicina, parla di un’esperienza “recente”…L’ipotesi è che fosse già sentimentalmente coinvolto con la ragazza, nonostante fosse sposato con due figlie.
a breve la seconda parte
Dott. Egidio Francesco Cipriano
(Psicologo – Informatico)
Foto di lucia parrillo da Pixabay
Bibliografia
- CAROTENUTO A., Diario di una segreta simmetria, Sabina Spielrein tra Jung e Freud, Roma, Astrolabio, 1980.
- CAROTENUTO A., Senso e contenuto della psicologia analitica, seconda edizione, Torino, Bollati Boringhieri, 1990
- DIU N.L., Jung Love: Sabina Spielrein, a forgotten pioneer of psychoanalysis, The Telegraph, 28/08/2011
- KERR J., A Most Dangerous Method: The Story of Jung, Freud, and Sabina Spielrein, New York, Vintage Books, 1994
- FREUD S., JUNG C.G., Lettere tra Freud e Jung (1906-1913), Torino, Boringhieri, 1974