Sabine, Jung & Freud un triangolo imperfetto
Sabine di lì a poco partorì una femmina, Renate, e Freud non le fece mancare le promesse congratulazioni. I due continuarono a collaborare, e la donna non smise di tentare di far riappacificare i due studiosi, naturalmente senza successo.
La sua devozione nei confronti di Jung, come fa notare Bettelheim, è comunque comprensibile: lo psichiatra l’aveva guarita da un disturbo grave e apparentemente insormontabile, ed era grazie a lui che si era avvicinata alla sua attuale professione, che svolgeva con competenza e passione.
L’infanzia sollevata
Dal 1921 al 1923 Sabina esercitò a Vienna, dove ebbe modo di analizzare anche Piaget. Nel 1923 tornò nella natìa Russia. La corrispondenza con Jung si era interrotta nel 1919, quella con Freud proseguì fino alla partenza. Nel 1924 nacque la sua seconda figlia, Eva. Grazie a Roberto Faenza, autore del film “Prendimi l’anima” (sulla storia della Spielrein), sappiamo che Sabina, una volta tornata in
patria, si era specializzata in psicologia infantile e aveva aperto insieme a Vera Schmidt il cosiddetto Asilo Bianco, così chiamato dal colore prevalente dell’arredamento, in cui i bambini venivano fatti crescere nella totale libertà espressiva. Questo progetto venne bruscamente interrotto durante gli anni della dittatura di Stalin; il regime fece chiudere l’asilo, bandì la psicoanalisi e fece deportare e uccidere due fratelli della Spielrein. Lei stessa venne uccisa dai nazisti nel 1942, durante l’occupazione di Rostov, dove si era rifugiata dopo la chiusura dell’asilo. I tedeschi radunarono tutti gli ebrei in una sinagoga e li trucidarono; Sabina, incredibilmente scampata, si recò però con le figlie al comando tedesco, e venne uccisa a sua volta. Roberto Faenza scoprì tutto questo grazie alle sue ricerche, durante le quali aveva rintracciato per caso il figlio di Vera Schmidt, ultimo sopravvissuto tra i bambini che avevano frequentato l’Asilo Bianco
Vero Amore?
Le domande riguardo che questa vicenda può suscitare sono: era “vero” amore oppure un intricato meccanismo di transfert e controtransfert? Perché Jung non fa mai cenno della vicenda, nemmeno nel testo Ricordi, sogni, riflessioni? Ricordiamo che l’intera vicenda è stata resa nota solo grazie al certosino lavoro di Carotenuto, che quasi per caso è venuto in possesso del carteggio tra la Spielrein,
Jung e Freud, e dei diari della donna. E perché Freud “proteggeva” Jung, nonostante il suo comportamento fosse evidentemente scorretto?
Per quanto riguarda l’argomento “amore”, c’è da notare che in un setting analitico la nascita di un sentimento reciproco o solo da parte del/della paziente è un avvenimento tutt’altro che raro, ma sta alla professionalità, all’esperienza e alla forza interiore dell’analista riconoscere e gestire una situazione di questo genere. Per quanto riguarda Jung, si potrebbe ammettere che vi fu una tale concomitanza di fattori “precipitanti” che difficilmente le cose sarebbero potute
andare in modo diverso. Il suo matrimonio era più che altro di facciata: nonostante sicuramente provasse affetto per la moglie (ricordiamo che sono stati sposati per tutta la vita), e che considerava la sua relazione con lei un alveo di certezza e di affidabilità, il suo denaro e la sua appartenenza all’alta borghesia ebbero un peso tutt’altro che irrilevante. Sabina Spielrein era una persona straordinaria, profonda, incredibilmente intelligente e dotata di una travolgente carica erotica. Probabilmente nessuno, al posto di Jung, sarebbe riuscito a resisterle a lungo. E se ci mettiamo nei panni di lei, Jung, oltre a essere un medico bello e giovane, era stato allo stesso tempo il suo salvatore, il suo mentore, il suo confidente più intimo. Al di là di ogni proiezione transferale, probabilmente ogni ragazza del tempo si sarebbe sentita irresistibilmente attratta da lui.
Tutto questo non per “giustificare l’ingiustificabile”, ma per tentare di capire come un “normale” meccanismo psicologico, applicato a due persone che, per quanto preparate, erano sempre in fin dei conti due esseri umani, possa sfociare in un sentimento di passione incontrollabile. Ed è anche del tutto comprensibile che Jung non ne abbia mai fatto “ufficialmente” accenno. Solo dalle sue lettere private alla Spielrein si evince il suo coinvolgimento, ma Carotenuto non ha ottenuto dagli eredi dello psichiatra svizzero il permesso di pubblicarle. Per quanto riguarda l’atteggiamento di Freud: ricordiamo che inizialmente, quando ricevette la prima lettera della Spielrein, non venne messo subito al corrente di tutta la verità da parte di Jung, che sicuramente temeva il suo giudizio. Carotenuto parla di una “simbiosi complessuale” tra i due: da una parte lo psicanalista austriaco colludeva con l’immagine del figlio, dall’altra a Jung piaceva comunque l’idea di un padre che lo motivava e lo difendeva. Freud
continuò a interpretare questo ruolo di padre comprensivo e accondiscendente, e pertanto parziale, nonostante ormai avesse chiaro il quadro della situazione. Nel successivo scambio di lettere tra i due, la questione passò sotto silenzio, ma questo non-detto, alla fine pesò molto più del previsto. Ormai la fiducia che Freud riponeva in Jung era incrinata mentre forse l’amore tra i due mai intimamente rotto al di là di ciò che non fosse temporalmente e socialmente richiesto.
Dott. Egidio Francesco Cipriano
(Psicologo – Informatico)
Foto:
https://it.wikipedia.org/wiki/Sabina_Nikolaevna_%C5%A0pil%27rejn
https://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Gustav_Jung
https://it.wikipedia.org/wiki/Sigmund_Freud
Bibliografia
- CAROTENUTO A., Diario di una segreta simmetria, Sabina Spielrein tra Jung e Freud, Roma, Astrolabio, 1980.
- CAROTENUTO A., Senso e contenuto della psicologia analitica, seconda edizione, Torino, Bollati Boringhieri, 1990
- DIU N.L., Jung Love: Sabina Spielrein, a forgotten pioneer of psychoanalysis, The Telegraph, 28/08/2011
- KERR J., A Most Dangerous Method: The Story of Jung, Freud, and Sabina Spielrein, New York, Vintage Books, 1994
- FREUD S., JUNG C.G., Lettere tra Freud e Jung (1906-1913), Torino, Boringhieri, 1974