Negli ultimi mesi abbiamo assistito in Puglia ad un incessante susseguirsi di inchieste che coinvolgono politici, dirigenti e funzionari pubblici che rivestono ruoli apicali.
Episodi di corruzione, assunzioni clientelari, appalti pilotati e comportamenti a dir poco discutibili hanno animato le cronache locali.
Di recente l’attenzione è concentrata sulla sanità, tuttavia il malaffare non si limita a questo ambito e quasi tutti i settori della vita pubblica pugliese sono stati toccati da scandali. Spesso ai vertici degli enti coinvolti troviamo politici non rieletti o persone già coinvolte in passato in altre inchieste.
Sempre più numerosi sono i comuni sciolti per mafia.
Non dimentichiamo che nelle ultime relazioni della DIA si parla delle mafie pugliesi come: “Criminalità sempre più pervasivamente infiltrata nella pubblica amministrazione’
Non è nostro compito entrare nel merito di vicende personali o giudiziarie, tuttavia riteniamo doveroso proporre alcuni spunti di riflessione, semplici domande, in merito ad aspetti quali: i meccanismi di selezione delle classi dirigenti della nostra regione, l’idea e la visione di politica che anima tali scelte e, soprattutto, il messaggio che in questo modo le istituzioni trasmettono ai cittadini ed alle nuove generazioni.
La prima domanda è: sul piano della trasparenza e del contrasto alla corruzione è fatto tutto quanto possibile e necessario? O ci si è limitati ad un vuoto formalismo che ha favorito la proliferazione di comportamenti corruttivi e clientelari?
La seconda domanda è: abbiamo bisogno in Puglia di una normativa relativa allo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose meno incisiva? O al contrario di un controllo più serrato?
La terza domanda che ci poniamo è: le nomine sono ispirate a criteri meritocratici o si guarda più alla salvaguardia di equilibri politici ed elettorali? Prevale la competenza o la connivenza? Per uno specifico ruolo (retribuito con denari pubblici) è stata scelta la persona migliore dal punto di vista professionale ed etico o questo è stata attribuito secondo logiche differenti?
Ma soprattutto ci preme capire quale idea di politica è all’origine di questa situazione?
Crediamo in una politica al servizio del bene comune o, come dice Papa Francesco, in una “politica come vocazione di servizio”. Un concetto ricco di implicazioni dal punto di vista dell’azione amministrativa e della condotta di chi detiene posizioni di potere. Quanto sta accadendo è in linea con questa visione della politica o e il frutto di scelte che privilegiano scelte funzionali alla salvaguardia di equilibri di potere e al perseguimento di interessi personali?
Infine, una riflessione sul tema che ci sta più a cuore: i giovani. I volontari di Libera, come quelli di altre Associazioni, spendono molto del proprio tempo libero ad ideare e portare avanti, con fatica, percorsi di legalità e partecipazione, soprattutto nelle scuole, nella speranza di riuscire a riavvicinare i giovani all’impegno civile e a trasmettere un’idea di politica basata sui valori costituzionali e sui concreti esempi delle vittime di mafia. Notizie come quelle che, purtroppo, abbiamo letto negli ultimi mesi vanificano i nostri sforzi, rendono incolmabile il divario tra rappresentati e rappresentanti, alimentano sfiducia e distruggono capitale sociale, veicolando l’idea che la politica sia oggi ridotta solo al perseguimento di interessi particolaristici e non rappresenti un servizio alla comunità.
Nei prossimi mesi dovremmo affrontare una crisi profonda, le ingenti risorse del Recovery Fund sono una condizione necessaria ma non sufficiente ai fini della ripresa dei nostri territori, stiamo già subendo le ripercussioni economiche della guerra in corso.
Abbiamo bisogno di una classe dirigente credibile, in grado di creare un legame di concreta fiducia con i cittadini. Per raggiungere questo obiettivo non dimentichiamo il monito lanciato da Enrico Berlinguer nel lontano 1981 che ci invitava ad affrontare alle radici la “questione morale”, rompendo il muro di indifferenza ed assuefazione che da troppi anni impedisce l’esercizio di una corretta funzione di “controllo sociale” da parte dei cittadini.
I coordinamenti provinciali di Libera Taranto e Libera Lecce sperano che questa riflessione possa fungere da stimolo ed invitano tutte le organizzazioni che promuovono percorsi di cittadinanza attiva ed impegno sociale ad un confronto sui temi della crisi della rappresentanza e del rapporto tra nuove generazioni e politica.”