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    Lonoce: Ex Ilva, una soluzione italiana per uscire dal tunnel

    Giu 13, 2020

    Intervento del Presidente del Consiglio comunale di Taranto

    riceviamo e pubblichiamo:

    Qualcuno parlava di eccessivo pessimismo e di interpretare un ruolo da Cassandra per il futuro della siderurgia a Taranto. Cercavo invece, in tanti precedenti interventi sugli organi di informazione, di mettere in guardia dai comportamenti dei vertici di ArcelorMittal, elusivi, dilatori, contraddittori e ammantati da promesse mai mantenute. Non consola il fatto di essere stato facile profeta, perché la situazione sta precipitando giorno dopo giorno e ormai l’azienda si è messa tutti contro (il Governo nazionale, la Regione puglia, il Comune di Taranto, i sindacati e i lavoratori), alimentando ansie e preoccupazioni.
    Intanto ArcelorMittal ha avuto l’ardire di chiedere 1,5/2 due miliardi di euro al Governo italiano pur licenziando migliaia dipendenti. Non solo: non rispettando l’accordo del 2018 si rimangia l’impegno a far rientrare in fabbrica i 1.700 lavoratori di Ilva Amministrazione straordinaria (che dopo tante sofferenze e illusioni sono ormai disperati) e mina seriamente il futuro occupazionale di molti dei 7.000 lavoratori dell’indotto.
    Tutto ciò mette a repentaglio l’intera siderurgia italiana. Occorre quindi trovare subito una soluzione definitiva che restituisca serenità alle maestranze. ArcelorMittal si è dimostrata un’azienda inaffidabile sotto diversi profili e probabilmente è giunto il momento di pensare a una soluzione tutta italiana per uscire dall’impasse. Con l’intervento dello Stato, ma anche con la partecipazione di aziende nazionali. Non escludendo poi la proposta avanzata di recente dal segretario nazionale della Uilm, Rocco Palombella, di destinare quella somma, invece che al gruppo franco-indiano a una legge speciale per la siderurgia. Quei fondi potrebbero servire ai lavoratori per raggiungere un requisito pensionistico, usufruendo dei benefici previsti dalla legge sull’esposizione all’amianto, visto che migliaia di tonnellate di quel materiale sono ancora presenti nello stabilimento tarantino, non essendo mai state rimosse. Inoltre, sempre con quei fondi, si potrebbe incentivare a un esodo volontario molti lavoratori per poi avviare un’attività autonoma e allontanandosi dai pericoli della fabbrica.
    Insomma, qualcosa deve assolutamente muoversi.
    Perché se attendiamo le prossime mosse di ArcelorMittal sarà troppo tardi per tutti.

    Francesco Ruggieri

    Francesco Ruggieri classe 1957 laureato in Pubblicità, Marketing e Comunicazione Aziendale, specializzato in Management e Comunicazione di impresa, Master universitario in Moduli Didattici e Tecnologie Informatiche, Master in Business Administration Advanced Management, I.C.T. Senior Consultant, Formatore professionale, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Puglia nr. 146760. Informatico, responsabile Test Center Aica, formatore ed esaminatore Ecdl, consulente Privacy. Fondatore nel 2015 della testata e direttore responsabile fino al 8 agosto 2020 - ora editorialista

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