Jung e la psicologia dei fenomeni occulti
Dopo un po’ Jung affermò nella tesi che il materiale prodotto da S.W. era diventato meno interessante, sempre più noioso nel contenuto. Smise di frequentare le sedute spiritiche e più tardi venne a sapere che S.W. era stata sorpresa a imbrogliare, in quanto nascondeva piccoli oggetti da lanciare in aria nel buio durante le sedute, per aumentarne l’effetto drammatico. Da questo momento in poi smise anche lei di partecipare alle sedute e diventò un’impiegata in una grossa azienda. Kerr riferisce la storia in modo diverso: Jung aveva invitato alcuni colleghi dell’Università di Basilea ad assistere alle “esibizioni” di Hélène e loro, meno coinvolti di Jung, avevano scoperto subito che imbrogliava. Umiliato, Jung smise di assistere alle sedute. Nella sua autobiografia (1961, p. 107), Jung disse di S.W.:
"Era una di quelle personalità precocemente maturate, e morì di tubercolosi a 26 anni. La vidi ancora una volta, quando aveva 24 anni, e rimasi molto colpito dall’indipendenza e dalla maturità della sua personalità”.
Nella discussione del caso, Jung aveva descritto la personalità di Hélène come isterica, basata sulla sua natura distratta e sognatrice. Paragonò la relazione di S.W. con la sua seconda personalità, Ivenes, con quelle di altre doppie personalità riscontrate in letteratura, nella fattispecie da James, Prince, Janet e Flournoy. Jung collegò le fantasie di Ivenes alla coscienza di S.W. tramite il suo emergente
concetto di complesso, che, come sappiamo, indica un contesto psichico attivo i cui elementi molteplici (sentimenti, pensieri, percezioni, ricordi) sono unificati dalla comune tonalità affettiva. Il tutto è incompatibile con l’Ego cosciente e pertanto “dimenticato” dalla dissociazione isterica. Non è chiaro il motivo per cui l’ideale e virtuosa Ivenes avesse bisogno di essere repressa e dissociata; sicuramente compensava la personalità femminile promiscua, velenosa e allo stesso tempo prolifica che apparve nelle seguenti fantasie romantiche di S.W. Jung vide questa successiva figura come emergente dalla sessualità nascente di S.W. e le sue avventure amorose come “nient’altro che un sogno di appagamento sessuale”.
Solo un trauma sessuale?
Tutto questo Jung l’aveva scritto nel 1905. Sebbene avesse letto le teorie di Breuer e Freud, risalenti al 1895, sul ruolo del trauma sessuale infantile nell’origine dell’isteria, non si era soffermato a esplorare il ruolo del trauma infantile di Hélène nella sua predisposizione alla dissociazione isterica. Scelse invece di spiegare il comportamento della ragazza concentrandosi sulla capacità autonoma della psiche di creare stati dell’Ego dissociati, o complessi, che in certi individui predisposti possono generare sub-personalità, che a loro volta producono visioni di tipo mistico
Riunire gli opposti
Jung riassunse le sub-personalità di S.W. in coppie opposte: il nonno serio e religioso e l’allegro e vivace Ulrich von Gerbenstein, o la pia Ivenes e la promiscua avvelenatrice. Ad ogni modo riteneva che al di sotto di queste superficiali scissure della coscienza ci fosse la “salda trama di base del complesso dell’IO”, la personalità del paziente “nel senso più profondo, uno e indivisibile”. Jung ipotizzava che l’adolescente S.W. stesse cercando, tramite le sue fantasie, una via di mezzo tra gli estremi di un tipo di ego ideale e spirituale e un ego femminile grossolano e sensuale. La tesi si conclude con una discussione sull’origine delle vaste conoscenze riscontrabili nelle sub-personalità isteriche: in questo caso delle conoscenze di S.W. del tedesco avanzato e degli usi e costumi di tempi antichi, nonostante la sua istruzione limitata, e dei fatti riguardanti antenati morti da lungo tempo. Una delle spiegazioni fornite da Jung è la criptomnesia, cioè qualcosa di cui è stata fatta esperienza in modo subliminale in tempi precedenti, ma rievocata in un secondo momento in quella che sembra un’immagine creata spontaneamente. Ad ogni modo Jung era aperto alla possibilità di un’attività intellettuale altamente sviluppata dell’inconscio, superiore alla consapevolezza dell’Ego; negli ultimi scritti tenderà a definire
questo come Sé. Ma c’era una componente sessuale nelle visioni della cugina?
Ellenberger (1970) sostiene di sì:
"Sembra che solo molto più tardi Jung si rese conto che la giovane cugina era innamorata di lui, e moltiplicava le sue rivelazioni medianiche per fargli piacere"
In questo modo di certo attirava l’attenzione, soprattutto quando erano presenti le sue sorelle maggiori. Da un certo punto di vista si può sostenere che Jung avesse violato i confini professionali, comportandosi allo stesso tempo in modo voyeuristico e opportunista: quando ebbe raccolto abbastanza materiale, e cominciò a trovarlo noioso, perse interesse e si allontanò dalla cugina. Con lei
aveva un rapporto ambiguo: da una parte medico-paziente/oggetto di studio, dall’altra era coinvolto in un particolare tipo di relazione con una ragazza molto giovane che era evidentemente attratta da lui. Da notare che fu proprio in questo periodo che Jung incontrò la sua futura moglie, anch’essa al tempo adolescente, che però era figlia di un ricco uomo di affari, cosa che agli occhi di un giovane desideroso di fare parte di una classe sociale più alta era tutt’altro che secondaria.
Hélène fu presto dimenticata.
Dott. Egidio Francesco Cipriano
Psicologo Informatico
- GOODHEART W.B., C.G. Jung’s First “Patient”: On the Seminal Emergence of Jung’s
Thought, Journal of Analytical Psychology (1984) 29:1-33 - SKEA B.R., A Jungian Perspective on the Dissociability of the Self, seminario tenuto al
C.G. Jung Education Center, Pittsburg, PA, 2006 - ELLENBERGER H.F., The discovery of the unconscious, London, Penguin Press, 1970
- SHAMDASANI S. Jung messo a nudo, Edizioni Magi, 2008
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