Immediate le reazioni di istituzioni e politica per una decisione incomprensibile
Melucci: «Il Presidente Meloni cacci questi sciacalli senza regole né onore dall’Italia»
In un pomeriggio di pioggia a Taranto, tra i tanti fulmini, uno colpisce duro: Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva per intenderci, comunica la sospensione dei rapporti a tempo indeterminato con 145 aziende dell’appalto.
Una decisione incomprensibile accolta con stupore ma anche molto disappunto dalle principali istituzioni, sindacati, associazioni, movimenti politici.
Particolarmente dura la reazione del sindaco Rinaldo Melucci, anche nella veste di presidente della provincia:
A proposto dei provvedimenti odierni a carico dell’indotto di Taranto, ci diranno anche questa volta che è colpa della crisi, o che il Governo non ha mantenuto i propri impegni nell’ultimo DL Aiuti, o ancora che è il mercato e si ritengono liberi di fare come meglio ritengono, o peggio che le imprese ioniche non hanno i requisiti e non sono all’altezza.
Invece, la verità è semplicemente che Acciaierie d’Italia, purtroppo ancora condotta da Arcelor Mittal, continua a infischiarsene di Taranto e dell’Italia, a dispetto del nome del sodalizio. Ormai la si potrebbe considerare alla stregua di una permanente estorsione di Stato, che manda all’aria qualunque consuetudine o regola delle accettabili relazioni industriali e internazionali. Mentre le regole morali l’ex Ilva le aveva già cestinate da un pezzo.
Fossi nel Premier Giorgia Meloni farei quello che nessuno ha avuto sinora il coraggio di fare, caccerei subito Arcelor Mittal a pedate, con la stessa eleganza con cui loro hanno trattato tutti i precedenti Governi della Repubblica dal 2017 ad oggi. Dopotutto, sono tempi straordinari, ogni potenza mondiale sta modificando le proprie strategie e priorità per garantire gli interessi nazionali.
Non può più esserci un acciaio non sostenibile, non può più esistere un acciaio non italiano, non può più essere tollerata una gestione sempre a danno dei contribuenti e delle imprese locali, e sempre in spregio della qualità della vita dei lavoratori e dei cittadini.
La fase di tregua, volta a valutare e consentire la costruzione di un nuovo percorso verso il piano industriale del futuro, oggi viene unilateralmente dichiarata esaurita da Acciaierie d’Italia. Il Comune e la Provincia di Taranto prenderanno in considerazione ogni iniziativa ordinamentale per la tutela della comunità ionica. Mi auguro che questa volta la voce delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali del territorio si levi distinta ed inequivocabile nella medesima direzione.
Rinaldo Melucci
Sindaco e presidente della Provincia di Taranto
Dichiarazione del consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (PD)
“Un’altra tegola colpisce il sistema produttivo di Taranto. La decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere le attività di 145 imprese dell’appalto, mette a rischio centinaia di posti di lavoro e rende più debole un sistema già in grave difficoltà.
Le aziende locali e le nostre maestranze hanno garantito il funzionamento di un complesso industriale obsoleto che ha bisogno di interventi urgenti e radicali. Le imprese e i lavoratori hanno sopportato ritardi di mesi, talvolta di anni, nel pagamento di prestazioni e forniture regolarmente erogate.
Per questo, il provvedimento di Acciaierie d’Italia appare grave. Questa vicenda è il chiaro segnale di relazioni ormai azzerate tra l’azienda e la comunità che la ospita. Ma Taranto non può essere trattata così. L’intera questione dell’ex Ilva va urgentemente affrontata dal nuovo Governo.
Quanti soldi sono stati bruciati inseguendo il miraggio della cosiddetta ambientalizzazione del siderurgico di Taranto? Quanti anni sono trascorsi senza sostanziali miglioramenti dell’impatto ambientale i cui parametri se sono migliorati è solo per effetto del dimezzamento della produzione? E quante altre risorse finanziarie finiranno in quello che sembra un pozzo senza fondo? A queste domande né l’azienda, né il governo danno risposte esaustive.
Eppure, in altre parti del mondo si preparano a produrre acciaio green. In un articolo del Secolo XIX del 28 ottobre scorso, si descrive come, a Boden, in Svezia, la società H2 Green Steel stia costruendo la prima acciaieria al mondo a emissione zero i cui impianti saranno alimentati da energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e idrogeno. Secondo le previsioni gli impianti entreranno in esercizio nel 2025 con una produzione di 2,5 milioni di tonnellate per salire a 5 milioni entro il 2030. L’investimento complessivo è di 5 miliardi e l’intera operazione è finanziata dalle banche e dal mercato. Come si vede il cambiamento è possibile, se lo si vuole veramente!”
TURCO (M5S): «ATTO GRAVISSIMO SOSPENDERE IMPRESE INDOTTO»
«Se la comunicazione giunta questa mattina da Acciaierie d’Italia alle parti sindacali fosse confermata, costituirebbe un atto gravissimo che metterebbe a rischio un intero settore economico e centinaia di lavoratori. Secondo le ultime notizie comunicate alle parti sindacali, infatti, lunedì prossimo nello stabilimento siderurgico di Taranto saranno sospese le attività di 145 imprese appaltatrici, senza tenere conto del futuro di centinaia di famiglie. Proprio questa settimana il MoVimento 5 Stelle ha presentato un emendamento al Decreto Aiuti ter al fine di destinare il miliardo di euro stanziato dal governo Draghi, a tutela di ambiante, salute, lavoro e imprese dell’indotto. Proposta, purtroppo, bocciata dal governo Meloni e non sostenuta dall’opposizione da Azione, Italia Viva, Sinistra Italiana e Verdi. Senza una precisa destinazione di queste ingenti risorse, si rischia l’ennesimo spreco di denaro pubblico. Chiediamo chiarezza e garanzie al governo Meloni sul futuro dell’impianto siderurgico, auspicando la chiusura delle fonti inquinanti, la realizzazione di nuovi impianti a impatto zero, la transizione energetica a idrogeno verde, l’introduzione della Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario (VIIAS), la riduzione dei limiti degli inquinanti di cui al D.L 155/2010 – così come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – nonché la tutela dei lavoratori, con il riconoscimento della clausola sociale e dell’indennità sull’amianto. Inoltre, vorremmo vedere sbloccati i pagamenti in favore delle imprese dell’indotto, che vantano crediti per oltre 100 milioni di euro». Lo afferma in un comunicato stampa il Sen. Mario Turco, Vicepresidente del MoVimento 5 Stelle.
D’AMATO (GREENS): INACCETTABILE DECISIONE ACCIAIERIE D’ITALIA, GOVERNO INTERVENGA SE NE E’ CAPACE
Invece di onorare tutti i debiti con l’indotto, Acciaierie d’Italia sospende le attività di 145 aziende dalle quali dipendono migliaia di famiglie. Stando a quanto si apprende da fonti sindacali, la sospensione a Taranto sarà operativa da lunedì prossimo. Non possono essere alibi la crisi del mercato e l’assenza di fondi nel decreto Aiuti. Qui si tratta della dignità dei lavoratori e del territorio ionico che non sono ‘merce di scambio’ o leva politica di pressione! Un fatto inaccettabile – quello che sta emergendo nelle ultime ore – per un territorio stremato da un lato dalle emissioni e dall’altro da una crisi aziendale che comincia a generare un profondo allarme sulla tenuta occupazionale e quindi sociale. Taranto non merita tutto questo. Il Governo se ne renda conto e intervenga. Se ne è capace!
Rosa D’Amato Eurodeputata del gruppo Greens/EFA
Ex Ilva congela i rapporti con le ditte appaltatrici. La UIL e la UILM lanciano il grido di allarme: “Non staremo a guardare inermi il funerale dell’intero territorio”
Acciaierie d’Italia con una nota odierna inviata a 147 aziende dell’appalto comunica la sospensione del rapporto lavorativo di forniture e prestazioni d’opera “prevedibilmente fino al 16 gennaio 2023, oppure fino all’anteriore data prevista” dai contratti stipulati.
Nello specifico, si legge sempre nella comunicazione rivolta ai medesimi soggetti, ogni azienda dell’appalto destinataria della comunicazione dovrà abbandonare la fabbrica entro lunedì 14 novembre “decorso tale termine sarà inibito ogni accesso in stabilimento”
“Dopo la comunicazione odierna di sospensione attività – ha detto il Segretario generale UILM Davide Sperti – per quasi 150 aziende degli appalti in Acciaierie d’Italia, la situazione è drammaticamente peggiorata.
Per la UILM non c’è più tempo d’aspettare. Lunedi 14 novembre avevamo già organizzato con tutte le altre sigle sindacali, e con i parlamentari ionici, un incontro per fare il punto della situazione. Ascolteremo senz’altro i parlamentari ionici che interverranno all’evento monotematico di lunedì ma, per quanto riguarda la UILM e la UIL, nella stessa giornata proclameremo azioni di protesta immediate.
Non staremo a guardare inermi il funerale dell’intero territorio”.
“Dopo questa agghiacciante decisione – ha tuonato il Coordinatore UIL di Taranto Pietro Pallini – cos’altro attende il Governo? Non c’è altro tempo da perdere.
L’incontro di lunedì 14 non può certo essere un ventaglio di intenti, nel senso che da questo momento, c’è un’unica strada da percorrere: disinnescare la bomba sociale che si prepara e quelle che potrebbero essere le reali ricadute di tutto ciò.
Ci rivolgiamo, dunque, ai parlamentari e al Governo affinché da subito si avvii ogni azione tesa a evitare il de profundis di una comunità già in ginocchio e che non sarà spettatrice di ulteriori sfregi nel ginepraio delle umiliazioni”.
nota di EUROPA VERDE
Apprendiamo della notizia di 145 imprese che da lunedì non verranno più ammesse all’interno di Acciaierie d’Italia.
Ci sembra di assistere ancora una volta all’ennesimo film già visto, il ricatto occupazionale sulla pelle dei lavoratori da parte dell’azienda, che utilizza gli operai per chiedere altre risorse al governo.
Riteniamo inaccettabile questo atteggiamento e chiediamo al governo di agire subito in tal senso. Le imprese ilva e gli operai che vantano crediti vanno subito pagate per i lavori svolti.
Nel frattempo, ci preme altresì constatare che nella giornata di giovedì il M5S ha presentato alla Camera un odg sulla questione ILVA/Taranto. Il documento chiedeva la valutazione del danno sanitario ma, al tempo stesso, la continuità produttiva con l’utilizzo di forni elettrici.
Il gruppo parlamentare di Alleanza Verdi Sinistra si è astenuto in sede di voto. Le motivazioni sono perfettamente in linea con la nostra azione civica e politica degli ultimi dieci anni.
In linea con il programma dell’amministrazione comunale, siamo per la chiusura dell’area a caldo, ed allo stesso modo contrari alla continuità produttiva. Ci preme sottolineare che non esistono attualmente tecnologie che possano rendere ecocompatibile uno stabilimento di quella portata. Parlare di idrogeno green e forni elettrici, vorrebbe dire prendere in giro gli operai e le stesse ditte dell’indotto che si vorrebbe tutelare, in quanto la capacità di produzione diminuirebbe drasticamente con un numero ancora più alto di esuberi e licenziamenti.
Per questo, l’unica via da percorrere, è quella che predichiamo da anni. Chiusura area a caldo, smantellamento degli impianti, bonifiche e decontaminazione dei terreni inquinati attraverso il reimpiego degli stessi operai.
Inoltre, in questa fase storica di grande cambiamento per Taranto, dove con grande fatica stiamo provando a cambiare la narrazione della città, non più legata alla monocultura dell’acciaio, ma alle sue vere vocazioni naturali, Ilva è una zavorra che è arrivata a fine vita e non permette alla città di prendere il volo come meriterebbe, precludendo anche altre attività e sbocchi occupazionali.
Per cui ribadiamo che quella fabbrica, che continua ad inquinare, provoca malattie e morti, danneggia l’ambiente, non tutela e non paga i lavoratori, cade a pezzi e non produce più utili ma anzi è in perdita, non potrà più essere il futuro e non ha motivo di continuare ad esistere. I fondi destinati ad Ilva vengano utilizzati per pagare gli operai ed avviare un vero processo di riconversione del territorio.
Le rimostranze piccate dal senatore Turco rispetto alla nostra posizione, al netto dell’ennesimo inciampo tecnico nell’affrontare le questioni ambientali, denotano l’immutata difficoltà del M5S di rapportarsi con le istanze del territorio al di fuori delle ideologie, della propaganda e degli opportunismi elettorali.
La competenza tecnica ambientale legata alla cultura ecologista non si improvvisa da un giorno all’altro.
Antonio Lenti – Consigliere Comunale Europa Verde Taranto
Eliana Baldo – Coportavoce cittadina Europa Verde Taranto
Fulvia Gravame – Coportavoce regionale Europa Verde Taranto
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