Nella nostra pratica clinica quotidiana, ci troviamo spesso di fronte giovani sportivi che hanno a che fare con i soliti infortuni. Slogature contratture o strappi muscolari.
Da qualche anno inoltre si vedono sempre più campi da gioco in erba finta e spesso a questi si associano un numero apparentemente più grande di infortuni.
Spesso i più grandicelli dicono: “a miei tempi non si vedevano tutti questi ragazzi farsi male!!! Noi giocavamo sulla terra”.
A questo proposito sul web c’è molta confusione in materia e spesso ci sono molti pareri discordanti non supportati da dati. Affidiamoci quindi alle ricerche scientifiche di illustri colleghi.
Nel tempo sono stati costituiti molti tipi di superfici sintetiche, dovremmo essere alla quarta generazione. Questa tipologia prevede oltre al manto erboso in materiale plastico l’aggiunta di gommini e di sabbia. Attualmente i più usati rimangono quelli di terza generazione (con i soli gommini tra le setole).

Vista la fattura di queste superfici, che vengono da materiale plastici e dal riciclo di pneumatici, c’è anche una polemica sulla tossicità (molto accesa ad esempio in Olanda. Infatti, a questo proposito, a fine anno dovrebbe pronunciarsi anche una commissione ministeriale italiana che sta conducendo degli studi.
Tornando a parlare degli infortuni, si è provato negli ultimi anni a monitorarli.
Questo tipo di analisi è molto complicato perché ci sono numerosi fattori in gioco,come ovviamente il tipo di preparazione fisica, il meteo, la tipologia dei soggetti analizzati e i vari sport; ma si stanno facendo dei lavori a riguardo.

Un bravissimo collega del settore tecnico dello Spezia Calcio, Paolo Montesano, ha creato una tesi a riguardo, discussa all’università di Genova. Secondo questa:
“analizzando 98 giocatori in età tra i 17 e 18 anni per 4 stagioni, ha riscontrato 110 gli infortuni, quasi perfettamente distribuiti (27, 26, 29 e 28 per annata)”.
Per il primo e anno su un terreno di prima generazione, poi per due anni su campo erboso e per il quarto su uno di quarta generazione.
“L’infortunio che si ripropone con la frequenza più alta su ogni tipo di campo è la contrattura.
I valori di maggiore incidenza si fanno registrare su campo sintetico di ultima generazione (43%) e su campo sintetico di prima generazione (33%).
Questi valori sono considerevolmente più alti rispetto a quanto registrato su campo in erba naturale su cui abbiamo rispettivamente incidenza del 21% e 25%.
Per quanto riguarda i campi in erba naturale abbiamo trovato che il tipo di infortunio principale è la lesione (30%) seguito da contrattura e infiammazione”.
Le distorsioni scompaiono quando si gioca sull’artificiale.
Focalizzandoci sui campi sintetici, quello di quarta generazione rispetto a quello di prima mostra una minore incidenza relativa delle infiammazioni (-12%) e degli affaticamenti (-10%).
Per quel che riguarda i tempi di recupero “il dato più elevato si è registrato nella stagione 11/12 giocato su campo in erba naturale (215 giornate) e sul campo in erba sintetica di prima generazione (162 giornate) mentre a seguire la stagione 13/14 (154) su campo sintetico di ultima generazione e la stagione 12/13 (152) su campo in erba naturale”.
Questa tesi evidenza il fatto che sostanzialmente non ci sono grosse variabili sul numero di infortuni, ma casomai si possono tener presente le tipologie di lesioni e che le tempistiche di recupero sono pressoché similari.
Un altro esimio collega: Christian Lorenzini, fisioterapista responsabile del G.S. San Miniato, che fino al 2011 seguiva la Primavera della Robur e adesso è un libero professionista, docente dell´università di Siena e collaboratore della Nazionale di scherma italiana afferma durante la discussione della sua tesi:
“La mia tesi sostiene che non è il campo sintetico a far male, ma è il passaggio da un campo in erba naturale a quella sintetica e viceversa. La difficoltà sorge perché giochiamo poco sui terreni in sintetico e siamo poco abituati visto che la maggior parte dei campi è in naturale. Il concetto non va mistificato, il numero degli infortuni è uguale”.
Anche altri studi hanno riscontrato come ad esempio squadre che giocavano in casa su una tipologia di campo, quando andavano in trasferta su tipologie diverse di terreno di gioca avevano un numero sensibilmente rilevante di infortuni.
Ma i numeri e i dati sono ancora scarsi e gli studi sono ancora poco precisi a causa della difficoltà di monitorare queste situazioni.
Posso affermare anche io che bisogna fare la prevenzione attraverso un percorso che passa dall’analisi del movimento degli atleti, della analisi della loro struttura psicofisica, per arrivare a dosaggio accurato dell’esercizio; una frase banale ma che spesso viene sottovalutata.
Non avendo dati statistici, non possiamo confutare le tesi dei “grandicelli” che ci dicevano che un tempo ci si faceva male di meno, forse hanno ragione forse no.
Detto questo comunque il sintetico pare sia il futuro ,perché oltre altri fattori socio economici ci permette di giocare anche in condizioni climatiche avverse e permette un uso ripetuto delle superfici migliorando la fruibilità degli impianti sportivi.
Aspettando i dati sulla tossicità o meno vi auguro un buon allenamento e un imbocca a lupo per le vostre partite.

Alcuni link
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http://tesi.supsi.ch/id/eprint/1720 |
Renzo Nobilio
Fisioterapista specializzato in osteopatia terapia manuale e operatore specialist manutech bh
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