Perplessità del rappresentante dell’ azienda
Di seguito la nota del Comune di Taranto e quella della ditta oggetto del provvedimento
Si registra una prima, significativa svolta nella vicenda legata al persistente fenomeno dei cattivi odori denunciato dai residenti del quartiere Tamburi di Taranto attraverso pacifiche forme di protesta.
A seguito dei tavoli tecnici convocati da Arpa Puglia il 14 giugno ed il 4 agosto su richiesta del Comune di Taranto proprio allo scopo di porre un rimedio all’incresciosa situazione che si sta vivendo nel popolare rione cittadino, la Provincia di Taranto ha adottato un atto di diffida e sospensione dell’attività (limitatamente alla gestione di un particolare tipo di rifiuto non pericoloso) nei confronti della società “Irigom srl” che, pur in presenza di più possibili diverse sorgenti emissive, a seguito di indagini specifiche sarebbe stata individuata come fonte delle emissioni odorigene che tanti disagi stanno provocando ai cittadini che vivono a ridosso della zona industriale.
La decisione è stata intrapresa alla luce della presunta inosservanza, da parte dell’azienda, di due prescrizioni previste dal provvedimento con cui si autorizza l’attività: l’adozione di tutte le misure cautelative per impedire la formazione di odori e la dispersione di aerosol e polveri; i rifiuti in ingresso devono essere privi di sostanze organiche putrescibili o che possano dar luogo a emissioni di sostanze odorigene.
Rilevato il mancato rispetto di queste indicazioni, valutata la verosimile rilevanza del contributo dell’azienda a livello di attività emissive e preso atto degli esiti delle riunioni tematiche coordinate da Arpa Puglia alla presenza della Regione Puglia, dello stesso Comune di Taranto, della Provincia di Taranto e dell’Asl, si è proceduto all’applicazione dell’articolo 29-decies comma 9 del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 e in particolare del punto con cui si prevede che l’autorità competente proceda “alla diffida e contestuale sospensione dell’attività per un tempo determinato, ove si manifestino situazioni che costituiscano un pericolo immediato per la salute umana o per l’ambiente o nel caso in cui le violazioni siano comunque reiterate più di due volte in un anno. Decorso il tempo determinato contestualmente alla diffida, la sospensione è automaticamente prorogata, finché il gestore non dichiara di aver individuato e risolto il problema che ha causato l’inottemperanza”.
Va detto che il provvedimento di diffida e sospensione dell’attività che avrebbe causato la diffusione di odori nauseabondi rappresenta un segnale inequivocabile di come Comune e Provincia di Taranto siano accanto ai cittadini avviando iniziative a tutela della salute e dell’ambiente e intensificando le azioni di verifica e monitoraggio su tutto il territorio.
«Quanto deciso per limitare il fenomeno delle emissioni odorigene – ha dichiarato il sindaco Rinaldo Melucci – dimostra una volta di più che non sarà consentito a nessuna azienda di non tener conto delle norme che disciplinano la materia ambientale. Le regole ci sono e devono essere osservate. Come ho già sostenuto in altre circostanze, per ottenere che questo accada adotteremo tutte le iniziative di nostra competenza: la città e i suoi abitanti meritano rispetto».
La nota della Irigom srl
“Il nostro impegno quotidiano è per l’economia circolare e la sostenibilità, e non faremmo mai nulla che possa compromettere l’ambiente, figuriamoci la salute dei cittadini. Ci siamo sempre impegnati a rispettare le prescrizioni dell’AIA e delle istituzioni preposte.
Inoltre non abbiamo mai negato la possibilità di confronto o l’accoglienza nel nostro stesso impianto, tra le best practice a livello nazionale e europeo. Abbiamo purtroppo riscontrato che di questa disponibilità è stata fatta, spesso, carta straccia, segno che più che risolvere un problema, forse era intenzione di qualcuno soffiare sul fuoco, a scapito dell’ambiente, che serviamo senza sosta da vent’anni, dei cittadini, dell’impresa e anche, purtroppo, dei lavoratori.
Accogliamo il provvedimento della Provincia di Taranto, per il quale ci riserviamo di muoverci nelle sedi opportune, ma non possiamo evitare di notare che nello stesso documento è data evidenza che la zona industriale di Taranto è “un contesto multi-sorgente, con co-presenza di più possibili diverse sorgenti emissive”. La sospensione, inoltre, riguarda una parte degli scarti della raccolta differenziata trattati: il nostro impianto, seppur in maniera ridotta, non smetterà di essere al servizio della sostenibilità.
Evidenziamo, infine, che questa vicenda dimostra che le istituzioni hanno il potere di intervenire su quello che i cittadini percepiscono come minaccia per la propria salute, anche quando non ci sono evidenze scientifiche”.
Avv. Stefano Montanaro – amministratore delegato Irigom