Torna in tribunale dopo 2 anni la cerimonia per il santo patrono degli avvocati
Celebrata da Mons. Marco Gerardo, dopo diversi anni di assenza, in ultimo anche a causa dell’emergenza sanitaria, torna la cerimonia rituale per festeggiare il santo patrono degli avvocati, ritenuto peraltro l’iniziatore del gratuito patrocinio.
Fortemente voluta dal presidente Altamura la S. Messa si è tenuta nell’aula Miro al piano terra di via Marche, alla presenza di una delegazione del Consiglio dell’Ordine, guidata dallo stesso presidente, composta dagli avvocati Tacente – D’Errico – Albano – Cigliola – Panarelli – Caricasulo – Monteforte – Axo – Fischetti – Ruscigno.
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da https://www.santodelgiorno.it/sant-ivo-di-bretagna/
Ivo, chiamato anche Ivo Hélory e Ivo di Kermartin, era un avvocato divenuto prete e parroco a metà della sua vita. Dopo la sua morte e canonizzazione fu invocato come patrono degli avvocati e dei giudici.
Era nato a Kermartin, nei pressi di Tréguier in Bretagna, dove il padre era proprietario terriero.
Studiò diritto canonico e teologia a Parigi per dieci anni e diritto civile per altri tre anni a Orléans; al suo ritorno in Bretagna nel 1262 fu nominato “ufficiale”, o giudice, del tribunale ecclesiastico della diocesi di Rennès, ma ben presto il vescovo di Tréguier lo richiese per lo stesso incarico.
Si guadagnò la reputazione di totale imparzialità e incorruttibilità, prendendosi cura speciale dei poveri citati in giudizio. Spesso tentava di persuadere i litiganti a trovare un accordo prima di ricorrere al tribunale, onde evitare processi costosi e inutili.
Tutto ciò diede vita a un motto in latino: «S. Ivo era un bretone, un avvocato e non un ladro, cosa mirabile agli occhi del popolo».
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Fonti contemporanee ci parlano del suo dono per la riconciliazione, della sua propensione a patrocinare la cause dei poveri in altri tribunali e a visitarli in carcere.
Nel 1284 fu ordinato prete e gli fu affidata la parrocchia di Tredez e tre anni dopo, date le dimissioni da magistrato, s’impegnò totalmente nella parrocchia.
Dopo pochi anni fu promosso in quella di Louannec, dove costruì un ospedale, si prese cura dei poveri e si occupò personalmente dei vagabondi.
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Ancor maggior peso ebbe il suo impegno per le necessità spirituali del suo gregge.
Era in grado di predicare in tre lingue (latino, francese e bretone) ed ebbe grande reputazione come arbitro imparziale in ogni tipo di dispute.
Fin dai tempi in cui era studente aveva condotto una vita austera, con digiuni e preghiere, penitenze per le quali andava famoso; in seguito sarebbe giunto al punto di dare ai poveri il raccolto di grano che gli spettava.
Durante la Quaresima del 1303 cadde malato e morì alla vigilia della festa dell’Ascensione dopo aver celebrato Messa predicando con grande fatica. Fu canonizzato nel 1347.
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