In occasione del 50° anniversario dell’opera di Gio Ponti, restituite alla città, dopo un lavoro di restauro, le vasche antistanti la Concattedrale. Il Sindaco Melucci e l’Arcivescovo Santoro hanno presentato anche la nuova illuminazione.
C’è tutta l’essenza di Taranto nella Concattedrale: un tesoro così straordinariamente bello e così straordinariamente in vista da essere praticamente nascosto (quasi) a tutti. Lo splendido gioiello d’arte moderna, considerato dagli studiosi di architettura una delle opere più riuscite del talentuoso artista milanese, infatti, svetta nella parte nuova della città, sorprendendo chi, provenendo dal Borgo, percorre via Dante Alighieri. Ma è una visione effimera e veloce, perché si è subito costretti a svoltare rapidamente sul trafficato viale Magna Grecia. E così si viene travolti dal fumo e dalla velocità, senza poter comprendere appieno quella bellezza sorprendente. È anche un’opera che divide i tarantini tra chi ne è innamorato e chi invece non la vede mai pienamente parte della città.
Nell’idea iniziale di Gio Ponti, a cui il lavoro era stato commissionato dall’arcivescovo monsignor Guglielmo Motolese, un altro uomo straordinario molto caro ai tarantini, la grande chiesa candida, costruita nei terreni donati alla Curia dalla contessa D’Aquino, avrebbe dovuto svettare nel nuovo polo di sviluppo urbanistico, tra il verde della vegetazione circostante e il riflesso nell’acqua delle vasche antistanti ne avrebbe moltiplicato la bellezza. Il verde attorno alla Concattedrale non c’è mai stato, soffocato dal cemento di una città pragmatica, cresciuta in fretta per accogliere chi a Taranto veniva a lavorare durante il boom industriale, mentre le vasche sono state oggetto di abbandono.
Ma, in occasione del cinquantesimo anniversario della Concattedrale, l’impegno della Curia e dell’amministrazione comunale ha riportato l’opera al centro della discussione culturale tarantina. Tante le iniziative programmate per questo importante anniversario ma poi riviste e riorganizzate a causa dell’emergenza Covid. Nonostante l’emergenza epidemiologica, però, i lavori di recupero delle vasche sono stati avviati e oggi, in un appuntamento all’aperto, seguito da una Santa Messa, l’Arcivescono monsignor Santoro e il Sindaco Rinaldo Melucci hanno potuto celebrare la splendida opera di Ponti, ispirata da monsignor Motolese.
“È un evento straordinario – sono state le parole di un emozionato monsignor Santoro – Con il rifacimento delle vasche e dell’illuminazione, questa zona della città si rinnova ancora una volta, è ancora una volta un salto di qualità che nasce dal genio di Ponti e dal cuore di Monsignor Motolese e che ora noi riviviamo. È un momento di allegria, un momento di gioia che dimostra come il dialogo tra la Curia, il Comune e la Sovrintendenza ha generato una risposta a una domanda che veniva dalla base.” È stato infatti il lavoro di ricerca per le tesi di laurea di alcuni studenti del Politecnico che ha risvegliato l’interesse mai sopito per la Concattedrale. Si è quindi iniziato un lavoro di studio per organizzare al meglio le celebrazioni. È stato pubblicato, lo scorso ottobre 2020, il libro “Gio Ponti e la Concattedrale di Taranto. Lettere al committente Guglielmo Motolese (1964- 1979)”, a cura di Vittorio De Marco, dove vengono raccolte proprio gli scambi epistolari tra i due non solo mentre lavoravano insieme per la progettazione e la costruzione della Concattedrale, ma anche nei momenti successivi poiché il loro divenne poi un rapporto di stima e amicizia. In una di queste missive, proprio Ponti esprimeva a Motolese il suo desiderio di diventare cittadino di Taranto, tanto si era innamorato della città. Questo desiderio dell’artista non è stato realizzato finché lui era in vita, ma è stato accolto ora, come ha ricordato il Sindaco Melucci.
“Ci tenevamo particolarmente a mantenere l’impegno preso con la Curia e con la cittadinanza – ha affermato il sindaco Melucci – Non solo la cittadinanza onoraria al grande Gio Ponti, ma anche restituire alla Concattedrale tutta la sua bellezza. È una bella giornata per Taranto, che sta vivendo giorni difficili, ma da qui vogliamo ripartire con maggiore slancio cercando di trovare anche qualcuno che ci ascolti e dia a questa città l’importanza che merita”
La Concattedrale è dedicata alla Gran Madre di Dio ed è stata progettata ispirandosi alla tradizione marinara di Taranto. La grande vela altra 53 metri sopra la chiesa, infatti, nelle intenzioni di Gio Ponti è “accessibile solo allo sguardo e al vento: una facciata per l’aria, con ottanta finestre aperte sull’immenso, che è la dimensione del mistero”. Essa si riflette e si moltiplica nelle vasche antistanti che rappresentano il mare.
“Spetta a noi custodire questa opera straordinaria, non lasciarla abbandonata – ha continuato Monsignor Santoro – Essa, insieme alla Cattedrale, al MArTA e al Castello Aragonese, costituisce un quadrato dei tesori che Taranto deve valorizzare. La Concattedrale, riconosciuta come una tra le venti opere migliori nel mondo per la seconda metà del Novecento, non sembra soffrire del tempo che passa, ma rimane sempre moderna.”
Le altre iniziative per il cinquantesimo della Concattedrale sono non appena le norme anti Covid lo permetteranno, la mostra dal titolo “Gio Ponti e la Concattedrale Taranto 1970-2020. Il sogno di una città, il sogno dei suoi cittadini e il sogno di Guglielmo e di Giovanni” presso il Museo Diocesano di Taranto, e, nella primavera 2021, l’organizzazione del convegno internazionale “Gio Ponti e la Concattedrale Taranto 1970-2020. Protagonisti, liturgia, tutela e valorizzazione”.
Francesca Perrone
Foto di Gianfranco Maffucci
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