Chi dal 2012 ha governato il Paese oggi attribuisce le responsabilità a chi governa da 15 giorni!
Partiamo da un punto fermo: nessuno, e sottolineiamo nessuno, dei movimenti politici italiani ritiene di dover rinunciare all’asset industriale e quindi alla produzione dell’acciaio. Neppure il Movimento 5 Stelle che a Taranto ha riscosso una quantità esagerata di consensi promettendo “la chiusura di tutte le fonti inquinanti“, salvo poi , come in tanti altri casi, fare clamorosamente marcia indietro.
Est modus in rebus però, e, soprattutto, vanno distinte le responsabilità tra chi ha governato finora e chi è stato all’opposizione.
Oggi leggiamo tante dichiarazioni di chi, in questo momento all’opposizione, vorrebbe far ricadere ogni responsabilità sull’attuale governo!
Davvero il festival dell’incoerenza e degli smemorati!
Come se gli 11 o 12 decreti “salva Ilva” (abbiamo perso il conto) non siano stati frutto delle politiche dei governi che dal 2012 (anno di intervento drastico della magistratura) hanno gestito l’annosa vertenza dell’acciaieria tarantina.
E chi ha consegnato lo stabilimento a Mittal?

Giorni fa, nel corso di una conferenza stampa di Fratelli d’Italia (vedi QUI) il consigliere regionale Renato Perrini, presenti i neo parlamentari Dario Iaia e Giovanni Maiorano, ha ricordato ai giornalisti presenti le numerose iniziative che sin dal 2015 lo hanno visto protagonista. Il suo netto dissenso per l’affidamento dell’acciaieria ai franco indiani.
Noi stessi possiamo testimoniare tale impegno riprendendo una serie di note stampa che abbiamo pubblicato:
Queste le più recenti:
Una serie di dichiarazioni che hanno sempre messo in relazione le gravi conseguenze sul piano occupazionale correlate a quelle ambientali e sanitarie, dovute ad una mala gestio dello stabilimento.
Una linea che tutto il partito della Meloni sostiene. Da un lato la conferma della strategicità dell’acciaio, dall’altro l’esigenza di porre ordine nella gestione di uno stabilimento che oggi produce solo debiti, non garantisce i livelli occupazionali e poco o nulla fa in termini di compatibilità ambientale.
Ricordiamo tutti le grandi strette di mano e i sorrisi del governatore Emiliano con la famiglia Mittal, mentre nelle assemblee con i lavoratori ne invocava la cacciata. E non solo Emiliano!
E’ il momento di fare sul serio; Taranto non può più attendere e sopportare. Sarebbe davvero il caso che ognuno facesse la sua parte e soprattutto considerasse le proprie responsabilità. Se l’acciaio è strategico anche Taranto dovrà aver un ruolo strategico. Sia, ad esempio, definita città metropolitana con tutto ciò che ne consegue, a cominciare dal rendersi autonoma da Bari. E poi si definisca chiaramente un piano di ristrutturazione societaria di Acciaierie d’Italia. In assenza, purtroppo, di grandi investitori italiani, ritorni lo Stato ad avere la maggioranza.
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