Rimozione colposa di sistemi di sicurezza l’ipotesi accusatoria
Svolta nella notte nell’inchiesta sulla tragedia della funivia che ha causato la morte di 14 persone, distruggendo 5 famiglie, mentre si attende il risveglio dal coma indotto del piccolo di 5 anni, che nell’incidente ha perso il padre la madre la sorellina e i bisnonni.
L’accusa è di omicidio colposo aggravato; ne devono rispondere il proprietario, il direttore e l’operatore del servizio, (Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, il direttore dell’esercizio Erico Perocchio e il responsabile del servizio, l’ingegnere Gabriele Tadini.) che, al termine di un lungo interrogatorio sono stati portati in carcere.
L’ipotesi accusatoria fa riferimento alla mancata rimozione, dolosa, dei fermi (i forchettoni) che di fatto impediscono il funzionamento dei freni. Ciò, sembra, proprio perché l’impianto frenante avrebbe fatto registrate anomalie nei giorni antecedenti. Ipotizzando che mai un cavo si sarebbe rotto si è accettato il rischio.
Ovviamente siamo in presenza al momento solo di ipotesi formulate dal Procuratore Olimpia Bossi che dirige le indagini. Gli arresti, che ora dovranno essere convalidati, nascono dalla presenza di forti indizi di colpevolezza.
Se l’accusa fosse confermata ci troveremmo di fronte a qualcosa di davvero grave che ricorda quanto accaduto per il ponte Morandi, anche se con modalità diverse. La presenza di problematica avrebbe dovuto indurre alla chiusura dell’impianto, ma evidentemente non si è voluto rinunciare alla ripresa delle attività dopo il fermo forzato per l’emergenza covid.
Per rispettare il lutto la tappa del Giro d’Italia che sarebbe dovuta transitare dal Mottarone potrebbe essere deviata come ha richiesto il ministro per le infrastrutture Giovannini.
foto Vigili del Fuoco