La testimonianza della dott.ssa Elisa Assenza dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto in occasione della Giornata internazionale delle ostetriche
Il 5 maggio si celebra la Giornata internazionale dell’ostetrica. Lavoro complesso, meravigliosamente affascinante, fautore della vita e dell’incipit di un individuo. Così oggi possiamo non solo tracciare un quadro sociale della professione dell’ostetrica, ma condividerne le esperienze e riflessioni più profonde. Mai come adesso, il clima gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di questa professione. La salute di donne e bambini è sempre più minata da ondate di calore, cambiamenti climatici e temperature impazzite. Prova del fatto che il terremoto climatico che soffoca il pianeta da decenni (spesso e volentieri negato) coinvolga l’essere umano sin dalla nascita, alterando il miracoloso lavoro di quelle braccia, che dal ventre materno danno vita a piccole creature.
Un’ostetrica dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, la dott.ssa Elisa Assenza, ha condiviso con noi delle riflessioni. “Fare l’ostetrica è come avere un fidanzato geloso e manipolatore, perché i primi tempi sono idilliaci. La passione dei primi anni alimenta l’ego – dice la dottoressa – portando all’estensione di una qualche divinità instancabile, di nuovi neonati, adesso nelle sapienti mani di queste figure”.
A tutto questo si aggiunge “l’odore del sangue, il sottofondo cardiaco fetale, le istruzioni da parte degli altri dottori” – anch’essi autori del miracolo della vita. Seguono le voci della sala parto: “Mettiti così, colà, dai che ce la fai, spingi forte, passami l’acqua calda”. Dopo la chiamata al padre, affinché arrivi un altro pezzo di famiglia mancante, completata dalla nascita della piccola creatura.
Questo è il primo periodo, quello idilliaco, di fuoco, passionale. Come una coppia ai primi amori. Tutto perfetto, senza un intoppo. Arrivano poi gli acciacchi di vecchiaia di un mestiere che è anch’esso indebolito dal quadro attuale. “Non sai proprio se riuscirai a fare quel viaggio, ad andare in ferie. Ti dicono ‘poi vediamo, perché a Natale qualcuno dovrà pur lavorare’”.
“Se poi hai appuntamenti come l’estetista, ancora peggio:ti faccio sapere, ma ti do conferma. Potrebbero però chiamarmi per un rientro“. E dopo aver riportato che si tratti del secondo rientro di fila del mese, ti senti rispondere “e allora hai di meglio da fare e preferisci un aperitivo con le amiche al miracolo della vita?”
Segue la crisi. E quindi “no ai buoni pasto, allo straordinario, alla mensa, agli orari prestabiliti”. Si, invece, a “venire un paio di ore prima del turno prestabilito, dare una mano al Pronto Soccorso, in Astanteria, in sala parto, in rosticceria”. E non ci sono nemmeno “i fondi per il concorso, perché sono tempi bui e gli amministratori hanno il bornout. Così – riporta l’ostetrica – facciamo 8 notti al mese”.
Il tutto è spezzato da una foto di un neonato su un social, perché “i piedini dei neonati fanno un sacco di likes e quando dici che lavoro fai la gente si emoziona, perché è il lavoro più bello del mondo“.
Il miracolo della vita costa poco, addirittura, per rendere l’idea, ironizza Assenza “meno delle commesse di Zara, poiché guadagnamo poco e siamo esperte nel dribbling della denuncia e ci cambiamo in scantinati umidi e sporchi”.
A questo proposito, l’intervento del segretario generale della Fials Taranto, Emiliano Messina: “Il 5 maggio si è celebrata la Giornata internazionale dell’ostetrica, appuntamento che pone al centro dell’attenzione il valore sociale e sanitario di questa figura professionale nel mondo, nonché il suo ruolo chiave nella tutela e nella promozione della salute della donna in tutto il suo ciclo vitale. Una professione che purtroppo nella provincia di Taranto sta vivendo una vera e propria crisi a causa della grave carenza di personale e la conseguente fuga delle professioniste. A loro va il mio personale ringraziamento per il lavoro e la dedizione profusa in un momento così delicato. Senza le ostetriche, il SSN collasserebbe”.
Tutto questo è il miracolo della vita, che però – come auspicato dalla dott.ssa Assenza – possa cambiare in positivo, rivitalizzando la professione dell’ostetrica.