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    La Asl Ta festeggia i 20 anni dall’introduzione della legge n. 68 del 1999

    “La presente legge ha come finalità la promozione dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato”. Questo è quello che recita l’articolo 1 della legge n. 68 del 1999. Una legge pensata per abbattere quel muro da sempre esistito fra il mondo della disabilità e il mondo del lavoro.

    E sotto questa ottica la Asl Taranto celebrerà il ventennale dalla nascita della legge a sostegno dell’ingresso dei disabili nel mondo del lavoro tramite un evento che si terrà domani pomeriggio, 3 maggio, alle ore 16 presso l’auditorio dell’ospedale “SS. Annunziata” di Taranto. A prendere parte ai lavori il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il direttore generale dell’Asl di Taranto, Stefano Rossi.

    Il ventennale della 68/1999 sarà inoltre l’occasione per i vertici della Asl Ta per dare il benvenuto a 26 nuovi lavoratori che, al termine del processo di inserimento lavorativo mirato previsto dalla legge 68/99, sono stati assunti dall’Azienda Sanitaria Locale di Taranto. Nell’Asl di Taranto infatti l’obbligo sancito dalla legge 68/99, ha offerto, ad oggi, a più di 150 persone con disabilità la possibilità di inserirsi all’interno dell’azienda con un contratto di lavoro a tempo indeterminato nei profili di ausiliario, di commesso e di coadiutore amministrativo. Tale obbligo ha veicolato il diritto al lavoro della persona con disabilità indirizzandolo in una opportunità di reclutamento di forza lavoro che tenesse conto delle necessità legate alla carenza di personale presente nelle varie strutture dell’azienda. Per favorire l’incontro fra il lavoratore e i servizi si è adottata una procedura di reclutamento che ha previsto uno studio dell’azienda e dei suoi vari ambienti oltre che della persona e che ha tenuto conto dell’analisi delle risorse che entrambi possono mettere in campo e delle reciproche compatibilità. Una visione ampia che nell’incontro con il diverso valuta e individua le risorse dell’altro, le potenzialità, le competenze, il curriculum e le richieste dell’ambiente e che consente di andare oltre i limiti della patologia e della diagnosi e delle paure e pregiudizi ad esse legati. Le convenzioni fra la Asl, la Provincia e le aziende obbligate dalla legge 68/99, a tutt’oggi, rappresentano un valido strumento, come indica la legge, che favorisce l’incontro fra lavoratore e l’azienda e che ne modula la sua presenza all’interno attraverso percorsi di formazione ovvero percorsi di tirocinio personalizzati sull’esigenza del lavoratore e dell’ambiente di lavoro. Questa esperienza condotta sull’intero territorio della Provincia, consolidata negli anni e suffragata da anni di ricerca e studio, ha fatto sì che si utilizzasse quella stessa procedura di inserimento all’interno nei vari ambienti lavorativi della Asl. Quello che potrebbe rappresentare un adempimento burocratico nei fatti si è trasformato in una buona prassi espressione di una cultura diffusa che nella politica dell’inclusione mette al centro la persona come risorsa per l’azienda. Oggi l’azienda ASL di Taranto ha al proprio interno molti lavoratori con disabilità contrattualizzati alla stregua di qualsiasi altro lavoratore, sottoposti agli stessi diritti e doveri degli altri e che si sono resi indispensabili per l’azienda. Soddisfazione è stata espressa dal direttore generale dell’Asl di Taranto, Stefano Rossi: “Grazie alla collaborazione di tutte le strutture che la compongono l’Azienda Sanitaria Locale ha potuto compiere il procedimento di collocamento mirato di oltre 150 unità, con ricadute importanti in termini di inclusione sociale e lavorativa di persone con fragilità residenti nel nostro territorio. Oggi possiamo affermare che l’inserimento lavorativo mirato per l’Asl Taranto è stata un’esperienza positiva, tanto per l’Azienda quanto per gli interessati e le loro famiglie. Quest’operazione ha dimostrato che anche un soggetto importante e complesso, quale una grande Azienda Sanitaria pubblica, può valorizzare le competenze di risorse umane che, pur essendo per qualche motivo ‘svantaggiate’, si inseriscono pienamente e offrono il loro utile contributo, al pari di tutti gli altri dipendenti, al conseguimento degli obiettivi istituzionali dell’ente, permettendo, al contempo, a tali persone di vivere una vita libera e dignitosa, e anche gratificante in ragione della consapevolezza che il loro contributo è fondamentale per il miglioramento del benessere della collettività”.

    Redazione

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