Sabine, Jung & Freud un triangolo imperfetto
In questa vicenda Sabina non rimase certo a guardare quella che per lei si stava
rivelando una terribile umiliazione, e si rivolse all’unica persona che riteneva in grado di capirla: Freud. Era il 30 maggio 1909
"Egregio Signor Professore, Le sarei molto grata se potesse accordarmi un colloquio! Si tratta di una cosa di estrema importanza per me e probabilmente di interesse anche per Lei. Se è possibile. La pregherei di volermi cortesemente indicare con un po’ di anticipo l’ora che Le fa più comodo, perché sono assistente presso la clinica di Zurigo e dovrei farmi sostituire per la mia assenza…”
La stupita risposta di Freud non si fece attendere:
"4 giugno 1909 Illustrissima collega, Lei mi mette in imbarazzo. Non posso invitarLa a venire a Vienna per una questione che, a giudicare dal tono del Suo scritto, interessa essenzialmente proprio me. Non posso neanche supporre di che cosa si tratti e come mai Lei sia tentata di fare per me questo sacrificio. Per il momento La prego di comunicarmi per iscritto di che cosa si tratti, affinché io possa valutare l'opportunità di un Suo viaggio e, nel caso, riflettere prima un po' sul problema stesso. Con la massima stima Freud"
Freud, intuendo che la faccenda aveva a che fare con Jung, gli chiese spiegazioni, ma ottenne altre menzogne: Jung rispose che sì, era una sua paziente, ed effettivamente era proprio la ragazza del caso clinico di cui gli aveva parlato; sicuramente c’era un problema di transfert, e lei stava cercando di “abusare” di Freud coinvolgendolo in un tentativo di mediazione. Freud, che si era -ovviamente- schierato dalla parte del suo pupillo, nonostante si rendesse conto che il comportamento di quest’ultimo nei confronti della ragazza non era stato esemplare (ma ancora non sapeva della relazione tra i due), rispose a Sabina:
"8 giugno 1909 Stimatissima collega, a causa della Sua omissione ho frainteso completamente la Sua lettera. Ma sono lieto d'averla pregata di darmi per iscritto una prima indicazione del motivo che La indurrebbe a venire a Vienna; ora, infatti, posso dirLe senza esitazioni che cosa penso della questione che La interessa. Il Dr. Jung è mio amico e collega; inoltre credo di conoscerlo e posso supporre che egli sarebbe incapace di comportarsi in modo leggero o indegno. Sono riluttante a erigermi a giudice in faccende che lo riguardano da vicino; sento di non averne la competenza, e se fossi chiamato a pronunciarmi, non potrei ignorare l'antica formula giuridica: audiatur et altera pars. Penso d'altronde che Lei non mi chieda altro che un siffatto contributo di tipo giuridico. Da quanto scrive in aggiunta alla Sua lettera, posso dedurre che vi sia stato tra Loro un intimo rapporto d'amicizia, che dalla situazione attuale è facile arguire non sussista più. Ma forse (tale amicizia) è scaturita da un rapporto di tipo terapeutico ed è stata la necessità di venire in aiuto di un'anima oppressa che ha fatto sorgere la simpatia? Sarei propenso a crederlo, perché conosco molti casi simili. Non so e non voglio giudicare in quale modo e per colpa di chi le cose siano precipitate. Ma se posso permettermi di dirLe una parola, vorrei invitarLa, sulla base delle ipotesi che ho avanzato, a esaminare con se stessa se non sia preferibile reprimere e liquidare all'interno della Sua anima i sentimenti che sono sopravvissuti a questa relazione, senza l'intervento esterno e il coinvolgimento di terze persone. La prego di non aversela a male se le mie osservazioni dovessero rivelarsi sbagliate. Distinti saluti Freud"
Sabina non si arrese. Pretese ed ottenne che Jung rivelasse l’intera verità a Freud, cosa che Jung effettivamente fece, con una lettera datata 21 giugno 1909, ammettendo di essere “in larga misura colpevole delle eccessive speranze della mia ex paziente”:
"Preso dalla falsa persuasione d’essere quasi la vittima delle insidie sessuali della mia paziente, scrissi a sua madre che io non ero l’appagatore della sessualità di sua figlia, ma semplicemente il medico, per cui doveva liberarmi di sua figlia. Considerando il fatto che ancora poco tempo prima la paziente era mia amica, che godeva della mia larga fiducia, il mio modo d’agire è stato una bassezza suggerita dalla paura, cosa che, molto a malincuore, confesso a Lei in quanto padre. Ora vorrei pregarLa ancora di un grande favore, cioè di voler comunicare brevemente alla signorina Spielrein che Lei è ora pienamente al corrente della faccenda e che io L’ho informata anche e specialmente della lettera ai suoi genitori, che è la cosa che più depreco. Tengo molto a dare questa soddisfazione alla mia paziente, e a che Lei ed essa conoscano la mia perfetta onestà
A questo punto Freud si affrettò a ricontattare la Spielrein, scrivendole
il giorno stesso:
24 giugno 1909 Stimatissima collega, ho ricevuto oggi dallo stesso Dr. Jung un chiarimento sulle ragioni per cui Lei voleva venire a farmi visita; ora mi rendo conto di aver indovinato alcuni aspetti del problema, ma anche di aver costruito, per il resto, illazioni false a Suo danno. Di queste ultime La prego di perdonarmi. Però, il fatto che mi sia sbagliato e che la colpa vada imputata all'uomo e non alla donna, come ammette anche il mio giovane amico, corrisponde al mio bisogno di tenere in alta considerazione le donne. Riceva l'espressione della mia piena simpatia per il modo dignitoso in cui Lei ha risolto il problema. Con stima, Suo devoto Freud
E’ l’inizio della fine, da questo momento in poi, è come se qualcosa si fosse rotto tra Jung e Freud
a breve la quarta parte
Dott. Egidio Francesco Cipriano
(Psicologo – Informatico)
Foto di lucia parrillo da Pixabay
Bibliografia
- CAROTENUTO A., Diario di una segreta simmetria, Sabina Spielrein tra Jung e Freud, Roma, Astrolabio, 1980.
- CAROTENUTO A., Senso e contenuto della psicologia analitica, seconda edizione, Torino, Bollati Boringhieri, 1990
- DIU N.L., Jung Love: Sabina Spielrein, a forgotten pioneer of psychoanalysis, The Telegraph, 28/08/2011
- KERR J., A Most Dangerous Method: The Story of Jung, Freud, and Sabina Spielrein, New York, Vintage Books, 1994
- FREUD S., JUNG C.G., Lettere tra Freud e Jung (1906-1913), Torino, Boringhieri, 1974