Un fiume di persone, 45000 partecipanti provenienti da 160 paesi del mondo.
La maratona di Berlino fa parte della Abbott World Marathon Majors: è una serie composta da sei delle più grandi e famose maratone insieme a quelle di Tokyo, Boston, Londra, Chicago e New York.
Il percorso è il più veloce al mondo, per questo motivo i migliori atleti di categoria si danno appuntamento qui, per cercare di battere il record su questa distanza.
Già solo prenotare un pettorale per prendervi parte, da un emozione indescrivibile; trovarsi poi alla partenza in mezzo a quel fiume di persone è qualcosa di straordinario, non esistono aggettivi appropriati che rendano l’idea di quello che si prova.
La porta di Brandeburgo alle mie spalle, il Palazzo del Reichstag alla mia destra e la Colonna della Vittoria davanti. Berlino si presenta in tutto il suo splendore di grande capitale mondiale.
La tensione è altissima, mi fanno compagnia un paio di ragazzi conosciuti giusto qualche ora prima e chissà com’è, sembra già di averci passato una vita insieme.
Si parla in maniera frenetica, si ride, si cerca di allentare quella morsa che prende alla bocca dello stomaco, non vedi l’ora di correre, poi come d’incanto…lo sparo. Si parte!
Inizialmente piccoli passi, uno dietro l’altro; la calca è tanta e ci vuole un po’ per farla diradare, la cadenza pian piano inizia ad aumentare e le gambe cominciano a girare. Eccoci ci siamo, quello per cui mi sono allenato per 4 mesi, può dare finalmente i suoi frutti. Corro e tutto passa, mi senti rilassato, la mente sgombra e il battito cardiaco regolare. Tutto si assesta, prendo i primi riferimenti sul Garmin e intanto i km iniziano a sommarsi come in una magica sequenza. La gente ai bordi delle strade è tanta, rumorosa e festosa: ci sono complessini che suonano, acrobati, cheerleader e gente comune che incita al passaggio. Una festa organizzata tutta per te per rendere ancor di più questo giorno, un giorno indimenticabile.
Correre una maratona è qualcosa che non si può descrivere facilmente, si rischia sempre di dimenticarsi qualcosa o di cadere nel banale. Ognuno ci lega qualcosa: una sfida sportiva, una penitenza, un riscatto personale, un nodo da sciogliere una volta tagliato il traguardo.
Una cosa è certa, la maratona rientra in quella cerchia di cose che bisognerebbe provare almeno una volta nella vita.
Intanto il tempo è passato, mi ritrovo al fatidico 33° km ed è qui che si decide il tutto, se hai gestito bene la gara puoi “iniziare a giocartela” altrimenti gli ultimi km diventeranno un supplizio. Oggi mi sento bene, e decido di andare, aumento i giri del motore, le gambe vanno e il cuore le accompagna che è una bellezza. Mi godo gli ultimi km, la zona centrale di Berlino è bellissima ; il pubblico si accalca alle transenne e non smette di incitarti, anche se è già lì da più di 3 ore oramai. Stavolta la porta di Brandeburgo ce l’ho di fronte, ultimo km. Ad un certo punto sento una voce familiare, proprio lì, tra migliaia di persone scorgo il viso delle due persone a me più care, mia figlia e mia moglie, Il cuore mi si riempie di gioia, grido, alzo le braccia al cielo e continuo a correre. Tutto si è compiuto, tutti i sacrifici ripagati e dentro quella dolce sensazione di serenità.
Anche Berlino, dopo Roma, è conquistata. Avanti Audax!
La maratona è stata vinta da Eliud Kipchoge, 37 anni, sulla carta keniano, di fatto un alieno in terra. Record del mondo stabilito in 2h01m09s. Record precedente migliorato di 30s conseguito sempre da lui a Berlino 4 anni fa. Standing ovation!
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