Nell’accezione che si suole dare di “città intelligenti” il tema della sicurezza riveste una particolare importanza. Una sorta di crinale e linea di demarcazione lungo la quale costruire eventuali successi e possibili sconfitte. I fatti che vanno verificandosi a Taranto nelle ultime settimane, una sorta di violenza gratuita, istintiva, da comunità che ha perso la propria cifra civica, andrebbero affrontati con responsabilità e senza inseguire logiche sensazionaliste.
Comprendendo le stesse più con il raziocino della testa che con gli istinti della pancia. Si parta da un punto imprescindibile: qualsiasi forma di prevaricazione della libertà altrui, di offesa della persona in quanto tale, andrebbe rigettata, espulsa dal corpo sociale di una città. Senza se e senza ma. Chiunque dovesse rendersene responsabile alla fine. Le aggressioni agli autisti di Kyma mobilità, sempre più frequenti, a qualsiasi ora della giornata e su diverse linee cittadine, stanno diventando invece una preoccupante consuetudine, tanto da indurre le sigle sindacali di quell’azienda ad aprire giustamente una vertenza sul tema.
Stesse situazioni si verificano in altri campi, quando il rispetto della legge e delle regole, l’applicazione della norma, richiedono disciplina e buon senso. E’ come se alla convivenza tra diversi, in una comunità di circa 190 mila anime, andasse sostituendosi un’anarchia coatta, votata verso il basso, indifferente e ancestrale. Altro che città intelligenti; questi modelli – e atteggiamenti – andrebbero ascritti al Medioevo delle relazioni umane. Serve svoltare.
Serve farlo in tutta fretta. Ponendo al centro del dibattito tra le classi dirigenti locali, una questione troppo a lungo tralasciata. Colpevolmente derubricata. Il tema delle violenza, e più in generale di un’educazione civica in caduta libera, si lega indissolubilmente alla crescita e alla ricerca di spazi culturali in un determinato contesto urbano. Alla valorizzazione di politiche d’inclusione sociale, specie nelle tante periferie della città.
A servizi capaci di arginare le fragilità di una modernità votata al solo profitto, che lascia indietro gli ultimi. Andrebbe costruita, insomma, un’industria del bello in grado di salvare e salvarci. Le città più violente al mondo, si pensi a Medellin in Colombia, hanno fatto questo. Risalito la china aumentando i festival creativi e artistici nel corso di un intero anno, istituendo premi letterari, facilitando concorsi d’idee, facendo nascere presidi permanenti dell’innovazione. Città intelligenti, per l’appunto. E’ ancora tanto il cammino che dovrà compiere Taranto per raggiungere standard di questo tipo.
Pierfilippo Marcoleoni
Coordinatore cittadino “Noi con l’Italia”