Nei tempi dell’epidemia, s’insinuano credenze, opportunismi politici e rigurgiti populisti o al contrario e complementarmente radical chic. Così diventiamo pronti a sparare a zero su chi reputiamo essere il nemico politico e contrario ai nostri ideali o sposiamo un modello che osanniamo o a cui semplicemente aspiriamo. In questi giorni si è fatto un gran parlare, giustamente, del nostro servizio pubblico sanitario, di cui gli altri paesi, in primo gli USA non sono dotati e del tragico disagio che forse porterà loro questa diversa organizzazione.
Giusto timore
La verità è che per tempi come questi, si ha sicuramente ragione a temere per la tenuta e la salute dei paesi senza un servizio sanitario pubblico realmente organizzato e funzionante per gestire emergenze epidemiche come quella che sembra essere in atto. Sta di fatto che per aver a lungo vissuto negli USA, in quel di New York City e non in una sperduta contea, conosco il sistema sanitario privato e le assicurazioni correlate. Quando vivevo in New York, per motivi di salute di mio fratello Massimiliano, ho conosciuto diversi giovanissimi medici Italiani: neurochirurghi, neurologi e altri, che si dicevano stanchi di non poter fare in Italia ciò che sapevano fare, perché in attesa che il personaggio “autorevole” o “autoritario” prima di loro gli lasciasse campo verso l’innovazione o anche solo per afferrare un bisturi, così ricerche alla mano erano volati verso gli States dove erano stati ben accolti e avevano assunto ruoli di responsabilità, seppur in bilico nel continuamente dimostrare cosa sapessero realmente fare. Non ho le competenze per verificare la bontà di queste storie, ma ho raccolto diversi di questi racconti ben più di 15 anni fa, frequentando luoghi quali il Mount Sinai Hospital, il New York University Medical Center, il Maimonides Medical Center di Brooklyn e il Saint Vincent Hospital di New York.
Accoglienza
Nel socialmente non equo sistema sanitario Americano trovano però accoglienza i nostri migliori ricercatori che lì non sono limitati al fare da semplici esecutori o impegnati a dimostrare tesi altrui. Rimangono coraggiosi e validi i ricercatori Italiani che resistono in patria nel nostro ambiente a volte non accogliente o impossibile da varcare per eredità destinate e a volte ben guidati da coscienziosi e non gelosi ricercatori strutturati che gli aprono le strade invece di precluderle; rimane loro una continua precarietà tra l’altro non economicamente premiata.
Meno male
Meno male che in Italia, in queste eccezionali occasioni, esiste un servizio pubblico garantito per tutti , anche se capita che invece nell’ordinario sia necessario attendere mesi per un esame diagnostico e finisce che ci si rivolga al privato, almeno lo fa chi può permettersi di spendere e pagarlo. E’ anche vero che ho vissuto in eccellenze, spalla a spalla, in reparti di terapia intensiva proprio qui in Puglia, dove ho potuto vedere giorno dopo giorno, la volontà e la dedizione di medici, infermieri e OSS impegnati a strappare alla morte un incredibile numero di persone. Il nostro sistema che è stato però negli anni martoriato da tragici tagli, viene comunque anche sovvenzionato da una tassazione che esercita un’enorme e spesso insostenibile pressione sulla piccola impresa e il libero professionista.
Commistione
In questo momento storico a sistemi così diversi vengono presentati i conti, e sul campo si vedrà e si capirà quanto possano essere efficaci. Sarebbe auspicabile una loro fondamentale commistione ? Il tutto dovrà misurarsi con i giochi della grande economia, spesso poco reali e scollati dagli interessi e dal sentire della comunità.
A proposito, l’11 Settembre ero lì, proprio in quel di New York, mai vista tanta organizzazione efficacia ed efficienza a tempi quasi zero.
Dr. Egidio Francesco Cipriano
Psicologo
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