Nota dell’associazione “Giustizia per Taranto”
La battaglia per ridare giustizia e dignità al nostro territorio va avanti su tutti i fronti: dalle piazze, alla pressione politica, alle azioni giudiziarie.
Questa mattina “Giustizia per Taranto” ha, quindi, deciso di depositare una denuncia alla procura della Repubblica, sull’inquinamento del siderurgico, nel periodo compreso fra ottobre 2019 e maggio 2021. Si tratta di una denuncia che vuole raccogliere il testimone del processo “Ambiente Svenduto” che riguarda i fatti accaduti fino al 2013. E’ inoltre la prima denuncia riferita anche ad “Acciaierie d’Italia”, nuovo soggetto che da aprile 2021 gestisce l’ex-Ilva.
Le ipotesi di reato rappresentate dall’associazione non sono più coperte dallo scudo penale poiché partono subito dopo la sua cancellazione, avvenuta a settembre 2019. Ed è proprio per questo che abbiamo ritenuto necessario procedere ora che appunto l’immunità penale non è più operante.
A supporto della denuncia abbiamo depositato decine e decine di foto e video del quartiere Tamburi che evidenziano i fenomeni emissivi che proseguono con continuità. E a darci man forte è stata la disponibilità di una famiglia del quartiere Tamburi che vive sulla propria pelle le conseguenze dell’inquinamento. Le immagini e i video che ritraggono l’abitazione di questa famiglia danno contezza di come, nonostante le promesse, nonostante i cambi di gestione e nonostante la copertura dei parchi minerali, le polveri e i fumi dello stabilimento siderurgico continuano ad abbattersi sulla città e in particolar modo, appunto, sul quartiere Tamburi.
Comunque, il messaggio che vogliamo lanciare agli abitanti del quartiere Tamburi è di non aver paura, di denunciare le loro sofferenze, perché noi ci siamo (pronti ad essere al loro fianco).
In queste ore, fra l’altro, sono in corso le due manifestazioni a Roma, in attesa della sentenza del Consiglio di Stato e quella sotto alla Prefettura che rappresenta il governo sul territorio.
Noi saremo presenti ad entrambe e invitiamo la città ad esserci perché, al di là di tutti i piani del governo, è fondamentale, in questo momento, continuare a spingere per l’unica soluzione ammissibile per il nostro territorio: chiudere la fabbrica e utilizzare i fondi europei per riqualificare i lavoratori e riconvertire l’economia di Taranto.