Al tempo del coronavirus le istituzioni hanno dato molta attenzione alle numerose “fake news” che giravano imperterrite sulle chat di WhatsApp e sui social. Notizie false, infondate, che hanno solo contribuito a seminare panico e incertezza fra la gente.
E mentre le “fake” si proliferavano in maniera incontrollabile, un altro fenomeno (forse peggiore), nel settore dell’informazione, iniziava a prendere piede.
Stiamo parlando di una incontrollata fuga di notizie che ha creato ancor più sgomento fra la popolazione.
Ieri, a notte inoltrata, all’attenzione del governo il decreto che avrebbe “blindato” le zone “rosse”. In altre parole il decreto che avrebbe imposto a chi attualmente soggiorna nella regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro, Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria di non lasciare per nessun motivo il proprio domicilio.
Ma, per qualche strano (ma non troppo) motivo, la notizia era già stata data per certa dal primo pomeriggio, circolando indisturbata su numerose testate nazionali (con la copia della bozza dello decreto stesso).
Va da sé che in un periodo storico certamente così delicato, frammisto alla inevitabile emotività della popolazione, pubblicare in anteprima la notizia ha sortito esattamente l’effetto contrario.
Infatti, migliaia di persone, lavoratori e studenti, stanotte hanno deciso di non farsi chiudere in trappola, assaltando la stazione di Milano. Migliaia di persone scappate dalle zone “rosse” prima che il governo ufficializzasse la tanto agognata scelta.
Certo, nessuno pretende di fare affidamento alla sensibilità e al buon senso delle persone, perché tanto si sa… ognuno si sente in diritto di fare quel che crede. Ma per lo meno tanta scelleratezza poteva essere contenuta se almeno ci fosse stata più responsabilità nel mondo dell’informazione.
Anche noi in redazione, sappiamo come avere notizie per vie “traverse”. Anche sensazionali e in anteprima. Ci mancherebbe… è il nostro mestiere, per bacco.
Ma, oggi, nell’era del coronavirus, dopo ampie valutazioni e numerose “discussioni” con il direttore, abbiamo deciso di sposare tutt’altra linea editoriale. Siamo tutti convenuti che in una situazione di emergenza del genere, ebbene riportare solo le notizie provenienti delle istituzioni preposte. E’ giusto che sia così. Lo dobbiamo alla comunità e ai nostri lettori.
Ma questa è una scelta dettata anche per un senso civico e di rispetto che proviamo nei riguardi delle istituzioni.
Ad ogni buon conto è la seconda volta che accade una fuga di notizie sulla questione coronavirus. Il primo episodio si è verificato sulla querelle della chiusura delle scuole. Notizia già data per certa da numerosi giornali nel pomeriggio dello scorso 4 marzo. Alla fine scuole chiuse comunque, ma con una decisione che il governo ha preso in tarda serata e con ordinanze che i Comuni di competenza sono riusciti a firmare solo in tarda nottata. “Oltreilfatto” è stato fra gli ultimi a dare la notizia (e chi se la scorda quella nottata in redazione, erano le 2 circa), perché abbiamo voluto rispettosamente aspettare le dovute firme sugli atti.
Ma, ovviamente, le colpe non sono mai a senso unico e probabilmente qualche considerazione andrebbe anche fatta anche su chi rappresenta le istituzioni. Perché chi ha diffuso in maniera così irresponsabile quei documenti ha indubbiamente tradito il sistema e ha potenzialmente aggravato una situazione già così gravemente compromessa.
Ergo, noi crediamo fermamente che Covid 19 sia un’emergenza nazionale e l’Italia deve essere unita. Ma per essere unita, ognuno deve fare la sua parte. Con compartecipazione e senso di responsabilità.
Cosimo Lucaselli