Nota del direttivo della Camera Penale “Pasquale Caroli” di Taranto
In occasione delle celebrazioni dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il direttivo della Camera Penale di Taranto, nella piena condivisione dei temi trattati dal consiglio delle Camere Penali italiane e dell’efficace azione svolta della Giunta dell’Unione, intende rappresentare pubblicamente la posizione dei penalisti del foro di Taranto rispetto ai molteplici avvenimenti che si sono verificati nell’anno giudiziario appena trascorso.
Quello appena trascorso è stato un anno indubbiamente particolare, iniziato con l’improvvida ed illogica modifica della prescrizione entrata in vigore il 1 gennaio 2020, che ha introdotto l’innovativo e pericoloso concetto del “fine processo mai” ed è proseguito con i nefasti effetti, anche in ambito giudiziario, dell’emergenza pandemica.
Le Camere Penali si sono spese nel fornire il loro contributo tentando di evitare che la legislazione emergenziale comprimesse le regole del giusto processo, trasformandosi in una occasione per interventi strutturali demolitivi sia dei diritti degli imputati e sia dei cardini del sistema accusatorio.
Non è stato semplice, nell’ambito del contemperamento degli interessi in gioco in piena pandemia, assumere posizioni forti di contrasto rispetto al “processo da remoto”, riuscendo, solo grazie all’intervento della Giunta dell’Unione anche a livello politico, a limitare la portata della pericolosa dematerializzazione del processo ( che si prevedeva ben più ampia ) ed escludendo da tale modalità di trattazione i momenti nevralgici e delicati del processo penale, quali le istruttorie dibattimentali (esame dei testimoni e parti ) e le discussioni finali.
Ma l’anno appena trascorso ha fatto emergere i numerosi tentativi, contrastati dalle Camere Penali, di riforma del processo nei termini di presunto efficientismo a scapito dei diritti fondamentali della difesa, come accaduto con riferimento al tentativo di sterilizzare il giudizio di appello, introducendo il sistema “cartolare” come regola e la trattazione in presenza come eccezione ed alla introduzione della camera di consiglio da “remoto”.
Anche sotto tale aspetto, l’azione delle Camere Penali è stata sempre diretta alla salvaguardia della specificità del processo penale e delle garanzie difensive che non possono essere mortificate nemmeno nella complessa condizione attuale, costituendo i pilastri della civiltà giuridica a cui lo Stato non può e non deve rinunciare.
Inoltre, massima è stata l’attenzione al mondo carcerario ed alla salvaguardia della salute e dei diritti dei reclusi nel periodo pandemico ed a tutte le problematiche connesse, dettato dalla convinzione che il grado di civiltà di un popolo si misura osservando la condizione delle sue carceri.
L’emergere di pubbliche distorsioni legate agli effetti del correntismo, ha riproposto con forza l’ineludibile necessità di una riforma dell’ordinamento giudiziario nel segno della separazione delle carriere, così come sostenuto, in tempi apparentemente non sospetti, dall’Unione Camere Penali.
La Camera Penale jonica ha cercato di svolgere il proprio ruolo confrontandosi con le complesse problematiche relative alla gestione della giustizia e con la difficoltà degli avvocati penalisti ad orientarsi in una serie di modifiche legislative, spesso non coordinate, che hanno determinato il proliferarsi di regole e protocolli territoriali di complessa attuazione, non mancando di evidenziare le quotidiane criticità e proponendo rimedi concreti per la soluzione delle numerose anomalie che, ancora oggi, caratterizzano la quotidiana gestione delle udienze.
Tra le problematiche più rilevanti da risolvere vi sono quelle relative alla preventiva conoscenza dei processi da trattare in tempi utili per poter predisporre le relative attività difensive, quelle legate all’accesso al palazzo di giustizia per esigenze, spesso improvvise e non preventivamente determinabili, nonché quelle relative alla necessaria acquisizione di atti processuali contenuti nei fascicoli.
L’auspicio di questa Camera Penale per il nuovo anno giudiziario è che l’attuale condizione di emergenza, che si auspica abbia fine il prima possibile, possa costituire la base di partenza per una rinnovata leale collaborazione ed un costruttivo confronto tra tutti gli operatori di giustizia, al fine di superare le comprensibili criticità e di consentire lo svolgimento dell’attività giudiziaria senza ulteriori compromissioni dei diritti e delle facoltà difensive.