Realizzati a metà
L’indipendenza come traguardo di vita, come forza è un coronamento di sogni e voglia di essere nel mondo affrancandoci da ciò che ci lega.
“Guarda Egidio quanto è indipendente, non ha bisogno che nessuno lo aiuti finanziariamente o emotivamente. Ha risolto tutto da solo.”
Guardando dall’esterno si può percepire l’idea di un uomo realizzato, al di là delle sue pazzie e relazioni dipendenti, in effetti è una tappa importante, ma quando diventa parte dell’intimo meccanismo di sopravvivenza, allora possiamo essere in presenza di un grave problema, il sogno di un mondo attualizzato che in realtà è ancora sui suoi primi passi. Un viaggio mai realmente compiuto
Valore
L’indipendenza come valore assoluto può insinuare l’idea, se non il postulato che non si ha mai bisogno di nessun altro che non di se stessi, che si possa fare tutto da soli camminando in questo mondo senza l’aiuto di nessun altro. L’indipendenza è ottima in misura sana, ma può essere dannosa quando una persona diventa così indipendente da non riuscire a chiedere aiuto quando ne ha veramente bisogno. Quando perde la capacità di trovare negli occhi di chi lo guarda negli occhi un pezzo di sè. Questa indipendenza estrema diventa un iper indipendenza.
Cause
Il dolore di una relazione amorosa fallita, terminata inaspettatamente o semplicemete finita senza voler sapere che lo sia, o la perdita di una persona cara come un padre o un fratello può dare inizio all’iper-Indipendenza in cui si smette di permettere agli altri di entrare profondamente nella propria vita. Il cuore si spegne, diventa freddo, non palpita più né di dolore né di amore, si diventa intoccabili, chiusi in una illusioria sfera di autosufficienza di “bastanza” a se stessi. Meglio essere solo e fare affidamento sull’unica persona affidabile, IO, che permettere a qualcun altro di entrare, perché potrebbero andarsene, spezzarci il cuore e farci del male, pur diversamente promettendo.
L’iper indipendenza può derivare da un trauma durante la crescita, da una famiglia in cui si è assunto il ruolo di assistente per i fratelli o genitori. Una famiglia in cui i genitori erano distanti, violenti o narcisisti verso altri membri della famiglia può scatenare la necessità di non essere “toccati” laddove il tocco porterà alla compromissione del sé e di una relazione mai realizzata che andrebbe illusoriamente a rompersi. Si è vissuto e sentito un abuso e si è promesso a se stessi che non si sarebbe mai permesso a nessuno di farci trattare allo stesso modo.
Il bullismo subito da parte di altri bambini può indurci ad interiorizzarci e credere che sia meglio badare a se stessi e non fare affidamento su amici e partner.
Il dolore per la morte di una persona cara, reale o metaforico, può indurci a non permettere a nessuno di entrare nelle nostre vite, la paura che muoia supera la gioia della loro compagnia e preferiremmo non fare affidamento sul loro amore di qualsiasi grado esso sia. L’amore diventa così una piccola o grande morte, e la si sente nel ventre, fino a somatizzarla negli intestini e nel petto che ci stringe.
Vita ?
Le persone iper indipendenti, se sono “costrette” a vivere in famiglia, tendono ad essere il game master, gestiscono lo spettacolo e si assumono tutte le responsabilità e le decisioni di casa perché non si fidano degli altri; questo si traduce in eccesso di responsabilità che può sopraffarli fino a reazioni estreme o semplicemente alla deresponsabilizzazione totale, un disimpegno vuoto e pervasivo.
Si può diventare così abituati a fare tutto da soli, prendere tutte le decisioni, risolvere tutti i problemi che sorgono senza l’aiuto di nessuno, che chiedere aiuto diventa terrificante. Solo quando messi al muro, costretti da un dolore insopportabile che ci piega in due posssiamo chiedere a qualcuno, concedendogli temporaneamente fiducia, godendo solo in parte del loro affetto, cercando poi il luogo delle differenze, del distacco dell’abbandono, in una profezia che si autoavvera in modo ripetitivo. Così che si possa ancora fidarsi solo di se stessi.
Uscirne ?
Cosa fare ?
- Fiducia: non rinunciare agli altri, abbi fiducia che non tutti ti deluderanno, ci sono persone là fuori che vogliono veramente aiutare e sono lì per ascoltare. Interessati o disinteressati che siano, lascia che entrino nella tua vita, cosa mai potranno sottrarti ?
- Costruisci relazioni : intendo costruire davvero relazioni, non amicizie lontane in cui dici loro quanto è bello e che stai bene, quanto sei impegnato nel realizzare i progetti della tua vita. Relazioni dove si parla effettivamente, ci si tocca, si condividono risa, gemiti, dolori, tenerezza, dolcezze e sessualità.
- Assegna piccoli compiti agli altri: ai colleghi, alla tua famiglia e ai tuoi amici, potrebbero essere così abituati che sia tu a fare le cose, che saranno sorpresi della tua rinuncia a un compito ; inizia con le piccole cose e con il tempo permetterai agli altri di fare di più per te.
- Di di no : ai compiti aggiuntivi, no alla famiglia che chiede troppo, no all’amante che dipende da te, dì semplicemente di no e crea spazio per te stesso,uno spazio che sia però senza confini, che sia valicabile, espugnabile e non impermeabile.
- Chiedi aiuto: questa è la cosa più difficile, ammettere che attualmente non riesci a fronteggiare tutto; questo potrebbe essere un cambiamento sostenziale per il tuo partner, i colleghi di lavoro o gli amici. L’unico modo per arrivare a questo passaggio è creare fiducia, verso se stessi e verso le proprie debolezze. Vai da un amico o dal tuo partner, dal tuo affetto, dal tuo amore, nella maggior parte dei casi stavano solo aspettando che tu chiedessi loro aiuto che ti concedessi di essere come sei.
- Lascia andare il passato: lavora sulle emozioni che hai provato da bambino, adolescente o nella tua vita adulta, parlane anche con un professionista o con qualcuno che ti vuole bene così come sei, senza giudizio, per capire e permettere a te stesso di far entrare gli altri nella tua vita. Fà che le emozioni contaminano la tua dimensione mentale.
- Evita le relazioni di co-dipendenza, cerca partner che possano cavarsela bene da soli e impara a consentire all’altro di condividere il carico della vita.
- Meditazione – respiri profondi, rilassamento, consapevolezza di essere certamente abbastanza bravo, abbastanza forte ma anche umano e che ti fidi e chiedi all’universo, a Dio e agli altri di aiutarti e proteggerti quando ne hai bisogno. Ricordati di percorrere questa strada insieme e non da solo, sia nel tuo cuore, nella realtà interna che quella esterna.
Concediti di essere così come di non essere, senza discriminare tra uno stato e l’altro, accettando le proprie diverse identità, ogni singolo diverso essere che alberga dentro di te
Dott. Egidio Francesco Cipriano
Psicologo – Informatico
Immagini
Foto di Free-Photos da Pixabay
Foto di Anemone123 da Pixabay
Foto di Deflyne Coppens da Pixabay
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.