L’ultimo decreto in ordine di tempo cambia radicalmente il modo di gestire la crisi
Serve l’inasprimento delle sanzioni?
Apparentemente l’ultimo decreto in ordine di tempo,annunciato come ormai consuetudine, dal premier Conte, ma questa volta in conferenza stampa, sembra non modificare più di tanto quanto finora disposto. L’attenzione viene attratta dall’inasprimento delle sanzioni. Peraltro sappiamo bene che non sempre ( o quasi mai) le sanzioni hanno un grande effetto deterrente nei confronti di chi per propria indole e cultura è portato a trasgredire, senza contare che è tutto da verificare il puntuale pagamento delle multe. Più efficaci sarebbero misure di concreta coercizione come l’adozione dei famosi braccialetti con GPS. Giusto non militarizzare le città ma siamo comunque in guerra e non possiamo affrontarla a mani nude.
La vera novità il potere delle regioni
In realtà cambiano molte cose e riguardano i poteri nella gestione. Finora il governo, rappresentato in maniera esclusiva dal suo capo, ha letteralmente dettato legge; poca interlocuzione con gli altri livelli di governo locale, anzi scontro aperto e non solo con i due governatori della Lega più esposti, Fontana e Zaia, ma anche con altri che appartengono alla maggioranza. ” Il decreto prevede che, al fine di contenere e contrastare i rischi sanitari e il diffondersi del contagio, possano essere adottate, su specifiche parti del territorio nazionale o sulla totalità di esso, per periodi predeterminati, ciascuno di durata non superiore a trenta giorni, reiterabili e modificabili anche più volte fino al termine dello stato di emergenza, fissato al 31 luglio 2020 dalla delibera assunta dal Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, una o più tra le misure previste dal decreto stesso. L’applicazione delle misure potrà essere modulata in aumento ovvero in diminuzione secondo l’andamento epidemiologico del predetto virus, una o più tra le misure previste dal decreto stesso, secondo criteri di adeguatezza specifica e principi di proporzionalità al rischio effettivamente presente. ” Nell’ambito di una “cornice” nazionale ogni governatore potrà introdurre nuove prescrizioni più stringenti o meno dure. Quindi si ribadisce che la sanità è materia regionale. Il che, purtroppo, proprio un bene non è. Anche il Ministro della Salute potrà emanare sue ordinanze. Insomma aspettiamoci ancor più confusione.
Il Governo riferirà alle Camere ogni 15 giorni
Anche questa è una novità. Finora il Parlamento è stato fermo e poco coinvolto. Una assoluta anomalia per una Repubblica parlamentare. Ora il governo è impegnato a dare informative almeno ogni 15 giorni. Poi ci sarà da convertire i decreti. E’ evidente in tutto questo la mano del Presidente Mattarella che ha mediato anche per un diverso coinvolgimento delle opposizioni. “Occorre la stessa unità del dopoguerra” ha detto chiaramente nei giorni scorsi.
Il “giallo” del 31 luglio 2020
Lo stato di emergenza nazionale è un quadro generale entro il quale si adottano iniziative durante una crisi. La data del 31 luglio 2020 è stata indicata sin dal’inizio della emergenza a gennaio. Conte ci ha tenuto a distinguere stato di emergenza da provvedimenti restrittivi. E’ ipotizzabile, sicuramente auspicabile, che l’emergenza finisca prima dell’estate. Ma il testo (non ancora ufficiale) del decreto può essere interpretato diversamente: ” possano essere adottate, su specifiche parti del territorio nazionale o sulla totalità di esso, per periodi predeterminati, ciascuno di durata non superiore a trenta giorni, reiterabili e modificabili anche più volte fino al termine dello stato di emergenza, fissato al 31 luglio 2020 dalla delibera assunta dal Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, una o più tra le misure previste dal decreto stesso.”