Taranto – Fervore nell’aula F del Tribunale, dove alle ore 13:00 del 9 aprile sarebbe dovuta cominciare la prima udienza del processo per la morte di Giacomo Campo, operaio ex Ilva.
Era il 17 settembre 2016 quando Giacomo Campo morì schiacciato da un rullo su un nastro trasportatore, su cui stava facendo attività manutentiva, all’interno dell’altoforno 4. Udienza rinviata, con l’assenza del Pubblico Ministero e la presenza di oltre 50 ragazzi dell’istituto Mariapia. Ragazzi dotati di spille e guidati da Cosimo Semeraro, Presidente dell’associazione 12 Giugno.
“Loro sono il futuro, è inammissibile morire così sul lavoro” – dice il dott. Semeraro rivolgendosi al banco dove erano seduti i magistrati. Ha espresso rabbia e delusione, evidenziando due problemi: uno legislativo, affinché la prescrizione non possa più, dopo anni, essere utilizzata come mezzo di fuga dai processi; un secondo, di sicurezza, esprimendo l’urgente necessità di garantire la sicurezza sui posti di lavoro.
Gli insegnanti che hanno accompagnato le classi dell’Istituto Mariapia hanno voluto trasmettere loro il messaggio del “diritto ad avere giustizia, così come espresso nella nostra Costituzione”.
“La giustizia – commenta Semeraro – non funziona, perché i processi vanno in prescrizione. Ci devono essere eque sentenze, affinché i datori di lavoro avvertano la certezza della pena. Sto facendo insieme alla scuole un lavoro importante di sensibilizzazione, per chiedere allo stato un processo giusto e rapido, affinché non si muoia due volte, e anche la costituzione da parte dello stato di un fondo vittime per le morti sul lavoro. Vogliamo inoltre che lo Stato dia un posto di lavoro ad un familiare di primo grado della vittima.”
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