La storia del cittadino indiano, irregolare, linciato a Roma, è emblematico di come funzioni il nostro sistema giudiziario e di come il fenomeno migratorio venga trattato mediaticamente ignorando (volutamente?) l’aspetto più importante, ovvero l’integrazione, o meglio la mancata integrazione.
La storia è nota. Il 36nne pare senza fissa dimora né lavoro, ha strattonato una donna di 90 anni (dico bene 90 anni!), per sottrarle la borsa.
Un gesto davvero vile che solo un disperato o qualcuno senza alcuno scrupolo può mettere in atto.
E’ capitato che alcuni passanti (pare 7) siano intervenuti per bloccarlo, non limitandosi a questo, ma andando oltre con un vero e proprio linciaggio.
Qualche considerazione. Spesso stigmatizziamo il fatto che la gente sia indifferente e non intervenga a difendere chi è in pericolo. Questa volta invece l’intervento c’è stato, magari eccessivo, e si è scatenata subito la caccia ai 7 perchè sono andati oltre la sola difesa della povera donna vittima dello scippo.
E’ giusto che si eviti il diffondersi di queste azioni; il linciaggio non è tollerabile, ma attenzione a non confondere causa con effetto, vittima con aggressore. Già si legge che alcuno dei 7 potrebbe essere soggetto noto alle forze di Polizia, circostanza che non può né attenuare né aggravare i fatti. Così come non si comprende il perchè si enfatizzi la presenza di due donne nel gruppo. Chi va punito, e severamente, è lo scippatore. E, invece, capita che sia già libero e che abbia denunciato i 7 ai quali, è sicuro, chiederà un risarcimento.
E questo che poi crea sfiducia nella Gente.
C’è poi l’altro aspetto, quello della integrazione. Quando si parla di extracomunitari l’attenzione è sempre rivolta ai barchini e ai soccorsi in mare. Ciò che accade dopo interessa poco o niente ed invece è il vero problema. Integrazione vuol dire dare la possibilità di un lavoro regolare, di vivere onestamente. Siamo sicuri che ciò avvenga? Domanda retorica se pensiamo che il 30% dei detenuti in Italia è composto da stranieri. Non tutti quelli che sbarcano sono disperati che fuggono da guerre e povertà ma, soprattutto, non a tutti viene offerta la possibilità di integrarsi realmente.
Parlarne espone sempre al rischio di essere etichettati come razzisti. Ma è nostro dovere farlo.