Sembra essere passata un’infinità da quella sera. La sera dello scorso 23 marzo, quando arrivò, proprio qui a Taranto, la conferma del primo caso Covid 19 in Puglia. Da quella sera a oggi, su tutto il territorio regionale, i casi acclarati in totale sono stati più di 4400.
In queste ultime settimane i bollettini regionali pugliesi e, nello specifico, i bollettini dei ricoveri del nosocomio jonico “S.G. Moscati”, convertito a centro Covid, hanno regalano una boccata d’ossigeno. Il numero dei nuovi casi di contagio è sempre più gradualmente in diminuzione, i decessi diminuiscono anche e guariscono sempre più pazienti rispetto a qualche mese fa.
Nello specifico, dopo circa due mesi, le notizie che giungono dal “S.G. Moscati” di Taranto possono sembrare rasserenanti. Svuotamento totale di pazienti Covid 19 dal reparto di Pneumologia e un bollettino che registra circa “solo” 10 pazienti ancora presenti nella struttura ospedaliera.
Bene così, insomma… è giusto tirare un sospiro di sollievo e sentirsi anche felici.
Due mesi fa però le cose potevano andare peggio. In quei giorni, nel nord Italia (in particolare in Lombardia), si lottava atrocemente fra la vita e la morte. I posti letto non erano sufficienti, sino ad arrivare al punto di ipotizzare di dover scegliere chi salvare e chi no. In Puglia invece controllare la circolazione del coronavirus è stato più semplice, perché è arrivato solo poco prima che governo imponesse il blocco. Altrimenti? Come sarebbe andata a finire?
Ad ogni buon conto l’Italia adesso è ripartita e il lockdown è terminato. Ora bisogna convivere con il virus (afferma il presidente del Consiglio, Conte). Già, perché a quanto riportano gli ultimi studi, Covid non si è affatto indebolito, come piace pensare a molti. Anzi… altri studi dimostrano che risponde sempre meno ad alcuni antivirali che prima sembrano rallentarne l’ascesa. E a queste considerazione vanno aggiunti i soggetti asintomatici e i soggetti sintomatici, positivi, ma sottovalutati perché negativi al tampone.
Covid 19 è sempre in agguato, dunque. E abbassare la guardia adesso potrebbe essere un errore imperdonabile. Ragion per cui la convivenza con il virus, tanto decantata da Conte, e la stagione estiva alle porte non devono essere il “passaporto” per comportamenti sia igienici che sociali che potrebbero portare nuovamente ad una inversione di tendenza del virus stesso, proprio come sta accadendo in Cina in questi ultimi giorni.
M.L.