L’equipe di Onco-ematologia, diretta dal dottor Patrizio Mazza, è la prima in Puglia a offrire ai propri pazienti una terapia rivoluzionaria per la cura di alcuni tumori ematologici: non più chemioterapia ma cellule del proprio organismo istruite ad attaccare il tumore.
Un nuovo strumento per il contrasto e la cura dei tumori arriva a Taranto: la struttura di Onco-ematologia, diretta dal dottor Patrizio Mazza, infatti, ha ottenuto presso l’ente europeo JACIE l’accreditamento per la somministrazione di una terapia rivoluzionaria per il trattamento di alcuni tumori ematologici (e presto anche oncologici): non più chemioterapia ma cellule del proprio organismo istruite ad attaccare il tumore.
Si tratta delle terapie “CAR-T”, acronimo dall’inglese “Chimeric Antigen Receptor T cell therapies” ovvero “Terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico per antigene”, sono nuove terapie personalizzate contro il cancro che agiscono direttamente sul sistema immunitario del paziente per renderlo in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali (immunoterapie). Le CAR-T rientrano tra le cosiddette terapie avanzate, frutto dei progressi scientifici nel campo della biotecnologia cellulare e molecolare. Sono, più nello specifico, terapie geniche, poiché agiscono attraverso l’inserzione di materiale genetico all’interno delle cellule dell’organismo umano.
Le CAR-T utilizzano specifiche cellule immunitarie, i linfociti T, che vengono estratte da un campione di sangue del paziente, “ingegnerizzate” ovvero modificate geneticamente e coltivate in laboratorio per essere poi re-infuse nel paziente per attivare la risposta del sistema immunitario contro la malattia. Si distinguono, quindi, da altre terapie immunitarie note come “inibitori dei checkpoint immunologici”, come ad esempio gli anticorpi monoclonali, che mirano a togliere il freno alla risposta immunitaria, orientandola contro il cancro. La tecnologia CAR-T, altamente innovativa, è stata inizialmente sviluppata dall’Università della Pennsylvania. Il primo trattamento è stato somministrato nel 2012 negli Stati Uniti a una bambina di 7 anni che non rispondeva alle terapie classiche. Si è finora rivelata efficace per alcuni tumori ematologici, anche se in tutto il mondo sono in corso sperimentazioni per altre indicazioni terapeutiche.
Le terapie CAR-T rappresentano la prima forma di terapia genica approvata per il trattamento della leucemia linfoblastica B e di alcune forme aggressive di linfoma non-Hodgkin e sono indicate per il trattamento di pazienti pediatrici e giovani adulti (fino a 25 anni) affetti da leucemia linfoblastica acuta a cellule B che non abbiano mai risposto alla chemioterapia o che siano in recidiva dopo il trapianto o dopo almeno la chemioterapia e pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B o DLBCL o linfoma primitivo del mediastino a cellule B o PMBCL già sottoposti senza successo alla terapia sistemica. Le CAR-T rappresentano per queste malattie linfoproliferative un’ulteriore opzione terapeutica, e sono state studiate in pazienti nei quali le precedenti strategie standard (chemioterapia e trapianto di cellule staminali emopoietiche) non si sono dimostrate efficaci.
“Si tratta di una terapia rivoluzionaria sul piano concettuale – ha affermato il dottor Patrizio Mazza, direttore dell’unità di Ematologia dell’ospedale Moscati – perché non prevede “chimica” ma si tratta delle stesse cellule della persona malata che vengono istruite a combattere il tumore. Cambia moltissimo la cura, perché si offre una speranza a pazienti che non hanno più possibilità con le terapie tradizionali. Questa infatti è una procedura che viene applicata ad alcuni tipi di linfomi ad alto grado di malignità o che non rispondono più alle terapie tradizionali”.
Rispetto alle terapie “convenzionali”, le CAR-T permettono di ottenere remissioni complete anche in fasi di malattia molto avanzate. Inoltre, a un anno dall’infusione di CAR-T, la maggior parte dei pazienti che ha ottenuto una remissione è ancora viva e libera da malattia. Negli studi clinici valutati per la leucemia linfoblastica acuta (LLA) a cellule B refrattaria, in recidiva post-trapianto o in seconda o ulteriore recidiva, l’81% dei pazienti che ha ricevuto la terapia CAR-T ha ottenuto una remissione completa della leucemia; l’80% dei pazienti che ha ottenuto una remissione completa di malattia era ancora libero da malattia 6 mesi dopo l’infusione della terapia CAR-T; il 76% dei pazienti che ha ricevuto la terapia CAR-T era ancora in vita a distanza di un anno dal trattamento. Per il trattamento del linfoma B diffuso a grandi cellule B e del linfoma primitivo del mediastino a cellule B dopo fallimento di due o più linee di terapia sistemica, negli studi clinici delle terapie CAR-T autorizzate si è invece osservato che il 40-47% dei pazienti che ha ricevuto la terapia CAR-T ha ottenuto una remissione completa del linfoma; il 65% dei pazienti che ha ottenuto una remissione completa era ancora libero da malattia a distanza di 12 mesi dall’infusione; il 50-60% dei pazienti che ha ricevuto la terapia CAR-T era ancora in vita a un anno dal trattamento.
“Questo è un grande risultato per Asl Taranto, non solo perché siamo i primi in Puglia, ma perché questo è il risultato di un grande gioco di squadra: per arrivare ad accreditare la struttura, c’è stato un impegno strutturale, tecnologico e organizzativo, uno sforzo corale da parte di tutti i professionisti coinvolti” ha affermato il direttore generale, Gregorio Colacicco. “Ne sono particolarmente orgoglioso – ha continuato Colacicco – perché permetterà di ricevere questo tipo di cure anche a Taranto, non ci sarà necessità di spostarsi. Il mio impegno è per una sanità vicina ai cittadini e per riuscire, laddove possibile, a evitare ai tarantini i cosiddetti viaggi della speranza verso gli ospedali del Nord e offrire una cura moderna ed efficace nelle nostre strutture”.
E proprio su questo aspetto si è soffermato anche il direttore sanitario Sante Minerba: “Potenziare la medicina in loco certamente evita agli assistiti tutti i disagi legati al doversi spostare per curarsi. Negli ultimi anni, la mobilità fuori regione per le cure oncoematologiche ha subito una costante diminuzione, grazie all’implementazione di cure e protocolli anche nei nostri presidi. In questo momento Taranto può dare un messaggio di speranza e, con questo accreditamento, poter eventualmente offrire le cure anche alle persone di fuori, ribaltando così quanto accaduto finora”.
Francesca Perrone
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