Non è facile parlare della festa del lavoro sapendo che oltre un terzo dei giovani italiani è disoccupato in Italia, ma non è nemmeno giusto tacere oggi.
Inevitabilmente in questa giornata il mio pensiero va ai tanti giovani del mio paese, a tanti amici, alle loro famiglie, ai sogni di una vita migliore di tanti uomini e donne che si sentono traditi, anzitutto dalla politica, sempre più lontana dalle esigenze del popolo.
Penso, soprattutto, ai tanti che hanno abbandonato il loro paese per lavorare in posti lontani, a chi è rimasto con tante speranze e li invito a lottare tutti, come faccio io, con me, ogni giorno per un paese migliore, per una provincia jonica migliore.
Il tasso di disoccupazione dell’Italia è sempre sopra al 10% e l’Italia è la penultima nella classifica dei Paesi Europei per i senza lavoro, mentre l’ultima è la Grecia, ma non bisogna arrendersi perché non serve a nulla farlo. Occorre combattere e cambiare le cose tutti insieme.
Non posso dimenticare, in una giornata come questa, i tanti lavoratori che non sono mai più tornati a casa dal lavoro.
Il numero degli incidenti sul lavoro in Italia è impressionante e, purtroppo, in costante aumento, tanto che nel 2018 le denunce per infortuni sono state 641 mila e i morti 1133. Tantissimi, troppi per un paese moderno come il nostro.
Occorre pensare anche a loro, ricordarli nel loro sacrificio e, soprattutto, far si che queste morti non siano state vane, impegnandoci tutti, in particolare la politica, che ha il dovere di dare riposte.
La Costituzione della Repubblica Italiana, all’articolo 1, recita: “L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro”, ma tutti sappiamo che non è così… Ed allora impegniamoci insieme a cambiare le cose, facciamo le scelte giuste per la nostra comunità. Non rimaniamo a guardare se vogliamo cambiare le cose.