Lo stress tra fake e real news
Erano gli anni 70, proiettati verso il futuro, a Birmingham fu diagnosticato un ordinario caso di varicella; era oramai noto che il vaiolo fosse stato eradicato e che non si sarebbe mai facilmente ripresentato. L’agosto del 1978 fu però molto particolare ed infelice per Janet Parker, fotografa in ambito sanitario, in quanto il vaiolo reclamò la sua nuova innaturale vittima.
Ci è sfuggito il vaiolo
Il Vaiolo è da sempre stata una delle peggiori piaghe del pianeta, uccidendo almeno un terzo delle persone infettate e lasciando terribilmente sfregiati i sopravvissuti. Si scoprì in seguito che l’edificio in cui Parker aveva lavorato conteneva anche un laboratorio di ricerca, uno dei pochi in cui il vaiolo veniva studiato da diversi scienziati che avevano contribuito agli sforzi per la sua cancellazione dalla faccia del pianeta. Si scoprì anche che il laboratorio non era gestito con i migliori standard di qualità e che in definitiva l’infido variola virus aveva trovato la sua via verso nuovi ospiti tramite una serie di precauzioni ignorate. Per fortuna o per l’immediata risposta delle autorità inglesi l’errore mortale non si trasformò in una vera e propria pandemia
Potrebbe ancora succedere qualcosa del genere oggi ? E già successo ?
Salvezza e pericolo
La verità è che in molti luoghi del globo terraqueo sono gestiti laboratori di ricerca biologica che ospitano patogeni mortali, alcuni con il potenziale per una vera e propria mortale pandemia; questi laboratori rappresentano però anche la salvezza per la malattie prossime venture e lo scudo per il ripresentarsi di quelle del passato, cosa non improbabile visto lo scioglimento del permafrost terrestre che ospita agenti forse patogeni preesistenti l’avvento dell’homo sapiens. A volte proprio per prevenzione, o forse anche per scopi bellici, i ricercatori rendono i patogeni ancora più mortali nel corso delle loro ricerche.

Nel fondo del frigorifero
Si pensi, che ufficialmente, solo negli Stati Uniti d’America esistono più di trecento laboratori autorizzati a trattare circa 60 agenti patogeni e tossine correlate, onde teoricamente prevenire le nefaste conseguenze di una loro diffusione. Succede però nel 2014, che mentre la Food and Drug Administration (FDA) provvedeva ad un trasferimento in un nuovo ufficio, centinaia di fiale non catalogate contenenti campioni di virus sono state trovate in una scatola di cartone nell’angolo di una cella frigorifera. Si scoprì che sei di loro erano fiale di vaiolo. Non vi era nessuna registrazione ufficiale a riguardo e fu una terribile sorpresa. Fortunatamente ben gestita.

La sicurezza migliora
Questi incidenti reali, hanno comportato un’innalzamento sempre maggiore degli standard di qualità e sicurezza, ma d’altro canto hanno contribuito alla creazione di miti e tesi cospirazioniste sulla programmaticità di tali incidenti, tesi che sfociano in allarmanti fake news che spesso, ma non sempre, vengono sconfermate dai fatti reali e non da idee immaginariamente deliranti.
Legittimi dubbi ?
E’ ora il tempo del nuovo coronavirus propagatosi nella città di Wuhan dell’oramai non più lontana Cina; potenziali 14 giorni d’incubazione da incubo che corrono tra i telegiornali e i talk show pomeridiani. Potrebbe questa volta essere tutto partito dal dichiarato laboratorio cinese approntato proprio per affrontare e studiare le più mortali malattie infettive ? Non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai. Nei fatti a Wuhan insiste il National Biosafety Laboratory, una struttura di quarto livello per la biosicurezza, pensata proprio ai tempi della SARS. Il quarto livello di biosicurezza è quello più elevato, poiché vi si trattano agenti patogeni altamente pericolosi e spesso esotici come il tristemente noto virus dell’Ebola.
Tra complottisti e antibufalisti
La scena mediatica, come spesso avviene, si polarizza, tra estremi complottisti da vera fantascienza, che vede alieni rettiliani come progenitori del nuovo virus e antibufalisti di mestiere che di scienziato hanno ben poco tranne una fede in metodi che spesso non comprendono, perché non ne possiedono le reali competenze che sono proprie dei veri uomini di scienza, quelli che vivono nei laboratori e non presidiano senza sosta tastiere e trasmissioni televisive.
Personalmente spero di non scoprire come questo nuova piaga sia stata generata, ma confido di sapere presto come verrà fermata, timoroso che l’ansia generata non mieta più vittime del vero agente patogeno
Dr. Egidio Francesco Cipriano
Psicologo
Immagini da pixabay.com
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