Proviamo a ragionare senza pregiudizi su un caso emblematico. Assurdo in ogni caso il mega risarcimento.
500 mila euro ai familiari dei rapinatori. Indennizzo di 50mila euro invece al figlio di Giovanni Veronesi, il gioielliere di Brera ucciso 10 anni fa per una rapina in via dell’Orso a Milano
17 anni per aver ucciso due rapinatori e 500 mila euro di risarcimento ai familiari degli stessi. Troppi? Pochi? Giusto? Ingiusto? Come sempre accade nel Belpaese si confrontano ( o meglio si scontrano ) posizioni opposte; c’è chi è solidale e ha avviato anche una colletta per aiutare il gioielliere, e chi invece ritiene giusta la sentenza ipotizzando scenari da Far West.
Come sempre posizioni radicali “naturalmente” oggetto di speculazioni di natura politica.
Sul piano strettamente giuridico nessuno può intervenire sull’argomento se non titolato; avvocati, giudici, giuristi, o che abbiano almeno superato con lode gli esami di penale e procedura, possono dire la loro sul piano tecnico. Fermo restando che le sentenze non si discutono.
Noi possiamo provare a fare un ragionamento allontanandoci da entrambi gli schieramenti, sulla base di ciò che abbiamo letto e visto.
Ci sono due momenti distinti della vicenda: il primo riguarda l’ingresso in gioielleria dei due rapinatori che mostrano una pistola che non ha segni che facciano pensare ad un’arma giocattolo. E’ una situazione che il gioielliere pare abbia vissuto altre volte. Come tanti altri, molti uccisi dai rapinatori. Nel locale ci sono i suoi familiari; ha il porto d’armi (se glielo hanno concesso sarà stato ipotizzato il caso che ne avesse necessità per difendersi!). In quel contesto, in cui solo chi vive il momento, può comprendere lo stato d’animo e come il cervello elabori la situazione, se avesse sparato molto probabilmente si sarebbe parlato di legittima difesa o tuttalpiù di eccesso di legittima difesa.
Ma, successivamente, le telecamere di sorveglianza inquadrano l’inseguimento da parte del commerciante dei due malviventi ( perchè di questo si tratta ) che fredda a colpi di pistola. Difficile non accogliere la valutazione dei giudici che, ricordiamolo sempre, applicano le leggi, interpretandole (anche se in questo caso hanno avuto la mano pesante, riferendoci al fatto che hanno inflitto più anni di quelli richiesti dalla pubblica accusa!).
Il mega risarcimento stabilito a favore delle famiglie delle “vittime” però trasmette un brutto messaggio: vivere onestamente o delinquere minacciando la vita altrui ( e a volte porvi fine) è messo sullo stesso piano!
Il nostro ordinamento prevede casi di “indegnità”, ad esempio il diritto all’eredità è regolato da leggi che prevedono che l’assassino non possa beneficiare dell’eredità della persona che ha ucciso.
Dunque la prima cosa da fare è quella di legiferare in modo tale che un delinquente non abbia diritto ad alcun risarcimento.
Veniamo poi al resto. Che succede nella testa di chi vive quei momenti? Soprattutto se esasperato? I cittadini percepiscono due condizioni: la mancanza di difesa e la impunità. Certo non si può pretendere di avere un poliziotto per ogni esercizio commerciale o ogni villa, ma non diciamo nulla di nuovo se affermiamo che gli attuali organici delle Forze di Polizia sono assolutamente sottodimensionati. Chi è più a rischio deve ricorrere agli istituti di vigilanza e, purtroppo, armarsi con tutti i rischi che ciò comporta. Quando poi gli autori di rapine vengono arrestati e processati generalmente, tra attenuanti e sconti per buona condotta (sigh!), se la cavano a buon mercato e molto difficilmente ripagano eventuali vittime. (caso emblematico: indennizzo di 50mila euro al figlio di Giovanni Veronesi, il gioielliere di Brera ucciso 10 anni fa per una rapina in via dell’Orso a Milano)
Nessuno vuole il Far West ma lo Stato, ovvero la politica, ha il dovere di intervenire per difendere i cittadini onesti e punire severamente, con certezza di pena, chi delinque.
Francesco Ruggieri
fondatore ed editorialista